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al testo di Salvatore Violante
Un mezzo calendario
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Agosto ciak, et voilà settembre ottobre ehilà, que est ce? chiede novembre dicembre: c’est la fin, l’anno mi muore, mi scivola di nuovo in giorni ed ore: in questi astratti di un non spazio-tempo. Piccole inezie, bolle in sospensione, sfiniti pezzi, alieni, code, avventi, c’incanaliamo pallidi, morenti, istupiditi, senza sentimenti. Salvatore Violante
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Maria Musik
- 23/10/2011 08:22:00
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Il poeta si riconosce dal fatto che lascia, anche quando è uno come Salvatore Violante che non ama essere criptico, sempre un punto di domanda ed uno spazio di "rielaborazione" a chi lo legge. Questa poesia, di cui mi piace il contenuto ed ancor più la forma snella, veloce ma frutto di perizia stilistica, rende soggetto il calendario ed alla fine, nel rileggerla, ci si chiede se sono i mesi ad incanalarsi pallidi, morenti, istupiditi, senza sentimenti o se il Poeta si è spostato rapidamente dalloggetto/soggetto al soggetto/sè. Mi si potrà dire: che importa? La metafora è, comunque, evidente. Invece, è importante: il Poeta si include o si esclude da questa ciclica processione verso la morte? Per chi abbia letto Violante e lo segua nella sua attività di "scrittore politico/sociale" è difficile immaginarlo "morente, istupidito, senza sentimenti". Ma Violante è un uomo del nostro tempo e potrebbe voler descrivere la condizione di disagio in cui oggi un "differentemente pensante" è costretto a vivere.
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Franca Alaimo
- 22/10/2011 15:37:00
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...ecco una percezione drammatica del tempo: un vuoto trascorrere che trascina luomo verso la fine; senza la sostanza damore, infatti, la vita è come un trascinarsi vano. Infatti, per Violante cè la poesia. E per tanti altri?
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Loredana Savelli
- 22/10/2011 15:15:00
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Istantanea della nostra condizione. Soprattutto "senza sentimenti". Un caro saluto (con sentimento)
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