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Il Meeting delle periferie

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Si è chiusa ieri a Rimini la 35° edizione del Meeting per l’amicizia tra i popoli. Il titolo del Meeting di quest’anno era: “Verso le periferie del mondo e dell’esistenza. Il destino non ha lasciato solo l’uomo”.

Per chi ha potuto verificare di persona, pure solo per una giornata, l’esperienza del Meeting, anche quest’anno si sarà commosso nel vedere decine di migliaia di persone, soprattutto giovani e giovanissimi ragazzi, partecipare attenti e curiosi a quanto accadeva nei saloni della fiera riminese.

Per prima cosa diamo l’idea di quello che è accaduto nella settimana del Meeting: 100 convegni con 280 relatori provenienti da tutti i continenti, 14 mostre, 17 spettacoli, 10 eventi sportivi e oltre 4.000 volontari provenienti da 43 Paesi del mondo che hanno reso possibile tutto questo.

Forse il Meeting di quest’anno è stato, dal punto di vista mediatico, un po’ sotto tono per la mancanza di ospiti politici italiani di primo piano, ma invece dal punto di vista culturale e religioso sarà ricordato sicuramente come un’edizione che lascerà un segno negli anni a venire.

Le “periferie” non sono lontane – ha scritto il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel messaggio che ha mandato per l’inizio del Meeting - fanno anzi parte del nostro mondo e del nostro vissuto e le tragedie che si verificano quotidianamente in molte parti del pianeta ci riguardano da vicino».

«Il cristiano non ha paura di decentrarsi, di andare verso le periferie, perché ha il suo centro in Gesù Cristo», ha scritto invece papa Francesco nel messaggio augurale al Meeting. Le periferie, ricorda il Santo Padre, «non sono soltanto luoghi, ma anche e soprattutto persone (...). Non solo quelle geografiche, ma anche quelle esistenziali: quelle del mistero del peccato, del dolore, dell’ingiustizia, quelle dell’ignoranza e dell’assenza di fede, quelle del pensiero, quelle di ogni forma di miseria».

Le periferie del mondo sono state raccontate attraverso grandi testimoni come Padre Pizzaballa, Custode di Terrasanta, Aleksandr Filonenko, professore Ucraino, il vescovo di Aleppo, Georges Abou Khazen e ancora Panteleimon, Vicario di Sua Santità il Patriarca di Mosca e dell’intera Russia, Shlemon Warduni, Vescovo Ausiliare Caldeo in Iraq, ma anche da personalità italiane come il Card. Gualtiero Bassetti, Padre Antonio Spadaro, il Presidente Luciano Violante, il Prof. Giorgio Buccellati.

Tra tutti gli incontri a cui abbiamo assistito, sicuramente uno dei più emozionanti è stato quello con il fisico, filosofo e teologo ortodosso Filonenko che ha trattato la sua relazione avente a tema il titolo del Meeting. “La periferia non è una questione geografica, è questione di un incontro che ci rende vivi", così ha esordito Filonenko. Che poi ha continuato: "La periferia è quel luogo in cui Gesù ci si fa incontro, affinché dalla stanza soffocante dell’abbandono e della solitudine possiamo uscire nell’universalità, nella cattolicità. La periferia è più simile alla riva dell’oceano, all’apertura che rende possibile il contatto con il mistero”.

Del resto anche il Salvatore dell’uomo, per venire al mondo, ha scelto una terra di periferia rispetto al centro del mondo che allora era Roma, e non sarà stata certamente una casualità.

Aspettiamo a questo punto in trepida attesa il prossimo Meeting 2015 che avrà il titolo: Di che è mancanza questa mancanza, cuore, che a un tratto ne sei pieno?

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