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al testo di Ottavio Brancalion
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Presa sopra tutta d’incanto
in pozze d’occhi spalancate pescavo lo stupore incredulo di voci neganti ogni possibile Nascosti, con gusto in gamba e fiamma stonata alla mano come un canto a due uscite avanzava libertà statuaria Era notte in cui il primo strillo venne fuori da un acquatico antro, piccolo mondo inglobato da altro satellite intrecciato a filo stretto Era il giorno che ripete negli anni nuove mete della metà a me destinata L’amo, in gambi puntellati verso arricciate labbra rosse e tonde spirali a punte gialle Grate a crosta di grana bianca a scaglie, lama e manico piegati in riso senza fiato segno di solidi legami E tu, nei tuoi dritti sguardi scoccavi versi e parole che mute cantavano ficcandosi lì, ove flessuosi colli di cigno sorreggono piccoli emisferi che s’appuntano allo specchio; sul pelo del liquido equilibrio petali sparsi d'attimi felici. |
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