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Nel nosocomio (4 inediti)

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*

 

Sarà che il metabolismo è sempre più lento

nel nosocomio dove ci affolliamo, in attesa

sulla riva del traghetto di una perenne estate.

Alcune più ottimiste ricorrono all'addomino-

plastica, a seni ovali e duri come ciottoli di fiu-

me, i nostri fiumi, che scorrono lenti, nella memo-

ria a lungo termine, sepolti dalla tav, o sarà per-

ché accanto al nostro nosocomio cresce bianco in-

esorabilmente l'ennesimo condominio senza fine-

stre, senza balconi con i panni stesi, senza rumori

senza suoni, un dormitorio che non promette

nulla di buono.

 

 

*

 

Refrattari, esterrefatti, vediamo crescere come un

fungo questo dormitorio, accanto al nostro nosoco-

mio. Non ci sono insegne al neon, nessuna pubbli-

cità ne parla. Tiriamo giù le veneziane per non ve-

dere la nube di polvere che si solleva durante i la-

vori, basculiamo col pube, oscilliamo il sedere.

Per non vedere i fiori marci che si accu-

mulano nei cassonetti accanto al dormitorio, accu-

diamo alacremente i fiori finti che abbelliscono

perennemente il nostro nosocomio. Comi-

nciamo ad accusare gli effetti dei miasmi ma

anche Chi ci rassicura sull'eternità della plastica

e del nostro direttore, che porta una perennemente

sorridente maschera di dura plastica.

 

 

*

 

Meglio farsi la plastica, meglio sostituirsi col

titanio, meglio cento volte meglio cercarsi i pez-

zi di ricambio che rassegnarsi alla rottama-

zione. Meglio molto meglio assordarsi con la

disco dietro il vetro durante l'ora di body sculpt,

perché non possiamo permetterci di entrare

nel silenzio puzzolente dei dormitori. Qualche

suicidio dimostrativo, molti tentati, ma la lavanda

gastrica è meglio molto meglio che la lavanda

dei piedi dei preti, queste superstizioni che non

pagano. Al supermercato ho comprato un gel

alla lavanda, che assorba gli odori che esalano

dalla vicinanza del dormitorio.

 

 

*

 

Sembra che il vicedirettore, così su due piedi,

abbia deciso che, a causa del sovraffollamento,

saremo tutti trasferiti, prima o poi, nel dormi-

torio. Questa proprio non ci vo-

leva. Si credeva che avendo rinnovato l'abbo-

namento questo abominio ci sarebbe stato ri-

sparmiato. Piuttosto mi spezzo ma non mi pi-

ego a questa assurda decisione di un vice-

direttore. Credo sia possibile che il mio

corpo diventi più duro della realtà apparente:

le belle nonne fresche di botulino, le belle

nonne coi capelli rossi o gialli, le belle

donne che oscillano sui tacchi alti di

fronte al nostro direttore che offre loro

il caffè ogni volta che passa dal bar del nostro

nosocomio per far vedere a tutte che ce l'ha

ancora e sempre duro.


 Gabriella Greco - 23/04/2014 16:26:00 [ leggi altri commenti di Gabriella Greco » ]

Adoro la poetica di Rosaria Lo Russo, un es. San Fredianina, ma anche queste poesie tratte da Nosocomio non sono certo da meno. L’andare a capo "tutto suo", le parole e i versi crudi come cruda è la realtà di questi tempi, niente infiorettature e l’andare dritta al centro come freccia inesorabile, una finetra sulla quotidianità scarna così com’è.
Brava Rosaria

 Lucianna Argentino - 20/02/2012 17:52:00 [ leggi altri commenti di Lucianna Argentino » ]

Non è questa la poesia che amo ma certamente le parole di Rosaria Lo Russo sono forti e centrano in pieno - con ironia feroce - la fatuità, il vuoto del nostro tempo, vero e proprio nosocomio, che noi continuiamo a svuotare riempiendolo del nostro mediocre nulla. Un saluto, Lucianna

 Loredana Savelli - 20/02/2012 14:12:00 [ leggi altri commenti di Loredana Savelli » ]

Sì, come dice Lorena, la rigidità della misura del verso rende l’idea dei limiti materiali di un nosocomio, il voler limitare l’angoscia, il non-senso e la malattia in un confine, mentre invece la follia è fuori, anzi è il confine stesso. E all’interno del nosocomio si scatena la guerra più antica del mondo.

L’andare a capo in quella forma "strana" evidenzia la psiche frammentata e dissociata (a caporigo appaiono "me", "mio", "ego"). Molto efficace. Complimenti.

 Luciana Riommi Baldaccini - 20/02/2012 11:19:00 [ leggi altri commenti di Luciana Riommi Baldaccini » ]

Confesso che non conoscevo Rosaria Lo Russo, ma ho apprezzato moltissimo il suo modo di fare poesia, con la materia bruta della realtà, verso cui rivolge evidentemente una critica feroce, che non posso non condividere. E lo stile, così teatrale, come dice anche Lorena, che trasforma veramente la lettura in ascolto!
Grazie di questa proposta.

 Lorena Turri - 20/02/2012 10:46:00 [ leggi altri commenti di Lorena Turri » ]

Trovo questi testi molto teatrali anche nella forma, con quell’andare a capo fuori da ogni regola grammaticale, che mi rende l’idea dello spazio limitato di un palcoscenico sul quale, sempre e comunque, si deve continuare. Interessante lettura. Grazie.

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