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al testo di Simonetta Sambiase
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L'inaspettata stranezza è l'assenza. Esser il lutto di se stesse non porta invidia nè rassegnazione è una piacevole atarassia, quasi il benessere. Se sia in anticipo è inattivo e viene prima della fine se mai sarà legale e consenziente o se mai io mi riconoscerò contro tramutata in eterno. Discorrevoli, quasi fluttuanti sono i ricordi, quasi miraggi, allucinazioni prospettiche eppure l'illusione non è la percezione del finito è il giro del dito che muove la palla la scala a chiocciola la ruota che manca. Non attendo rivelazioni potenze e peccati l'alfa dei giorni giovani mi avvolge scomoda l'omega delle notti mute mi solca la carne ero su un'isola galleggiante giovane onnipotenza orfana di confini si, sconfinata. Matrice invertibile rigida scorre l'anticipo è il freddo che chiude il bozzolo di luce che genera ombra la funzione è monotona, tempo che scorre, che scorre nel tempo, avvolge e invade come una carezza imposta il fervore dei fianchi che si slegano lenti. Eppure non è mai stato un solo lato quello su cui riversarsi e dormire un solo letto un solo flagello un solo signore l'immutevole noia dell'unico lato lancetta maiuscola che divarica il tempo, il lato è l'anticipo perfetto bisogna segarlo per porci una fine divaricarlo come gambe in amore e rinascere spira molecola in eterno girare e scendere giù dal cielo si, ricreata E' un anticipo di inattività che verrà verso la fine se mai sarà riconosciuta o se mai io mi riconoscerò come vita tramutata in esterno madre gambero, una corazza coi buchi. |
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