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Oggi voglio parlare di un argomento che mi tocca in prima persona.
Cerchiamo di capire cosa significa essere genitore di un bambino disabile ed in particolare di questo tipo di disabilità.
Hai cresciuto nel grembo un feto, a detta dei medici e delle analisi, perfettamente sano.
Ha occhi, naso, bocca, cervello, braccia, mani, gambe, piedi, cuore e polmoni, tutti al loro posto.
E tu assapori ancor più fiduciosa , la tua felicità e l'appagamento della maternità.
Il pargolo nasce, è bellissimo, perfetto, in estasi lo guardi, indifeso, nel tuo caldo abbraccio.
Le prime tappe si concretizzano normalmente, è solo un bimbo che piange molto, a volte, neanche tutto il tuo amore sembra placare il suo disagio.
Sono tappe normali della crescita, ti consolano.
Sembra svilupparsi come tutti gli altri, il suo sguardo è più serio e concentrato, cerca nel tuo, qualcosa che non trova.
Mal sopporta i rumori e i cambiamenti, ma cammina, salta, corre, e come corre .....
Il primo inquietante campanello d'allarme, ha quasi tre anni e non parla dice solo due o tre parole, le stesse che con poche altre saranno vocabolario suo anche a cinque.
Cominciano serie di visite, consulte con neuropsichiatri. Lo sondano e lo scanerizzano da tutti i lati, propongono terapie.
Estenuante, faticosa vita, fatta di chilometri percorsi, speranze defraudate, disperazione nera e al fine rassegnazione.
Il tuo bambino è lì, bello come il sole, è un angelo divino senza voce, agnello mansueto alle carezze, belva feroce a difesa del suo territorio, scimmietta dispettosa e grande arrampicatrice, non accetta regole né tantomeno rimproveri.
Non ha freni inibitori, né remore, non si sente colpevole.
Ha un intelligenza tutta sua, che a volte ti stupisce, altre ti allibisce.
Chissà quali alchimie devastanti si sono mischiate nei suoi geni, eppur le analisi smentiscono," al momento non troviamo spiegazioni ".
E' duro e faticoso essergli genitore, a volte anche appagante, sicuramente stressante.
Ti sei lasciato alle spalle, momenti d' incredulità, seguiti poi dalla costernazione, il pianto, la rabbia ed ora la forzata accettazione.
Non sarà mai come doveva essere, non vuoi chiederti più perché, non vuoi pensare al domani per non lacerarti il cuore.
Un esimio dottore ti dice parole che ti scardinano l'anima e si scolpiscono indelebili nella mente :
" Il suo cervello è come un ascensore bloccato ai primi piani che continua a sbattere le porte, non raggiungerà mai il piano attico..."
Quante lacrime su queste parole, ti hanno ucciso la speranza , se speranza ...c'era.....

 Liliana Toscano - 19/05/2014 07:41:00 [ leggi altri commenti di Liliana Toscano » ]

Ciao Anna. sei una brava mamma. Sai cosa Penso? Che ogni bambino disabile ha paura di restare solo. Sei una brava mamma,dagli la sensazione che lui non resterà mai solo. Hai altri figli? Rispondimi e poi continuiamo a parlarne. Un forte abbraccio Liliana Toscano.

 Giacomo Colosio - 18/05/2014 19:51:00 [ leggi altri commenti di Giacomo Colosio » ]

Un grande tema, questo della disabilità...io non amo chiamarlo in quel modo il tipo di vita di certi bambini, e certi adulti, anche perché la diversità di intelligenza a volte è sorprendente, anche in positivo. Forse il loro mondo non sarà mai capito fino in fondo così come non riuscivano a capire il bambino Einstein nei primi tre o quattro anni della sua vita( anche lui non parlava)...il pensiero è toccante, molto ben espresso, c’è la forza vitale di una mamma( se è autobiografico) che si rivela nel trasporto con il quale è stato trattato l’argomento. Brava...un abbraccio, ciaociao.

 Loredana Savelli - 18/05/2014 16:00:00 [ leggi altri commenti di Loredana Savelli » ]

E’ difficile aggiungere parole, ma partecipazione umana, sì, tanta.

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