Erano perdute tutte le coordinate nell'alba atroce, quando l'ammasso di cento guaiti di husky si levò dalla fossa senza sapere di preciso dove direzionarsi. Volò per la terza volta il gufo bianco nella siberiana notte rossa. Tutto era silenzio e una covata di stelle spingeva il ventre di nubi contro le terrazze naturali del mondo.
Non avevano pregato i cento husky nelle cattedrali dalla volta d'inverno prima che le loro anime trasmigrassero verso il cielo d'Alaska, verso il nord dell'universo, ma furono sacrificati per nessuna causa... per nessuna causa... per nessuna causa.
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Leonora Lusin
- 19/06/2012 11:53:00
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Cara sentinella ridens o pescatore a strascico, getto la mia provocazione: non cè nessun nobile argomento che riscatti una brutta poesia e questo dovrebbe dirci qualcosa sulla natura della poesia fino arrivare alla paradossase conclusione che largomento in poesia è una sorta di pretesto(prima del testo)ma questa posizione non ha nulla a che fare con una ingenua lettura estetica...
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Stefano Saccinto
- 19/06/2012 02:27:00
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Scusate se non ho commentato prima, la tentazione mi era venuta, ma mi sono divertito a vedervi rispondere fra di voi creando una discussione autonoma al di fuori del testo. La funzione dellesprimersi (che sia poesia o altro) è questa: che gli altri possano attraverso un testo, interagire tra loro. E stato bellissimo. E per questo vi ringrazio tutti. @Luciana: cogli la quartina in cui il senso del testo finalmente si amplia (metaforicamente e non). In questo senso anchio la percepisco come il pezzo migliore. @Loredana: è il punto di vista dellumanità, paradossalmente in questo caso sono gli husky a dimostrarla: cento contro uno, invece di attaccare luomo, preferiscono farsi massacrare uno alla volta. @Cristiana (1° e 2° commento): metafore non ce ne erano e tanto meno identificazione, come dimostri di aver compreso nel 2° commento. Si narra una piccola storia metafisica in cui accade quello che accade. Non cè neppure giudizio sulla crudeltà umana. Soltanto ci si chiede lo scopo per cui una cosa del genere sia stata messa in atto. @Domenico: tu hai centrato in pieno lepisodio (avvenuto in Canada), il significato e la domanda: perché la notte siberiana? Siberiana per due ragioni: una semplice, simbolica, siberiana come sinonimo di glaciale e desolata, laltra vorrebbe indicare la grande distanza a cui si percepisce il presagio (gufo bianco) della tragedia: come a dire che fino allaltro capo dellemisfero boreale ci si ferma a guardare lo scempio, nonostante lo stesso freddo devastante (siberiano, appunto). Grazie a te: su una trentina di commentatori sparsi per il web, sei stato lunico a collegare lepisodio. @Erreppi: per londoniano intendi alla Jack London? Se è questo, mi ci ritrovo. @Cristina: la tecnica, la burocrazia, il mero risparmio economico o di spazi, lutilità immediata fanno delluomo il più feroce degli animali. Perché non è la fame che lo spinge, ma il mostro irrinunciabile a cui lui da il nome di ragione. @Leonora: Sono contento che sia riuscito a emozionarti. Le spiegazioni, è vero, succhiano il midollo alla poesia. La poesia è bella perché è visione che ognuno può interpretare a suo piacimento o ispirazione. Però a volte le cose hanno un loro substrato reale e se quello non emerge, forse le stesse trasposizioni artistiche possono apparire esotiche, piacevoli, ma prive di un significato. Il metro di giudizio in questo caso sarebbe solo estetico: se dietro Guernica non ci fosse la guerra, probabilmente sarebbe un quadro tra i più brutti mai dipinti.
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Leonora Lusin
- 18/06/2012 22:35:00
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Non conosco la storia e personalmente non amo le interpretazioni-spiegazioni(mi sembra che succhino il sangue alla poesia), per questo ci sono i saggi. Mi pare, Stefano, che tu abbia il dono di evocare, mentre leggevo, nella mente, potevo guardare e quasi sentire vigorose pennellate espressioniste a comporre una scena capace di emozionarmi.
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Cristiana Fischer
- 18/06/2012 16:29:00
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Mi preciso: fuor di metafora noi umani massacriamo: husky, umani siriani, umani clandestini, umani nomadi, uccelli di passo, polli da mangiare, eccetera. Quello che mi strazia è lidentificarsi in vittime animali -possibilmente umanizzate cone i cani- cioè lidentificarci in "vittime" e non in carnefici e, peggio, animali e non umani. Mi sembra un modo nobile per non dire quello che siamo. Io ci vivo, in mezzo agli animali. Comunque sono andata lontano dalla poesia di Stefano Saccinto, che riesco a leggere in una dimensione favolistica e lontana, non come identificazione.
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Cristina Bizzarri
- 18/06/2012 16:08:00
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Grida questo canto bellissimo, dove gli husky diventano simbolo straziante della mancanza di senso. Almeno fossero stati immolati in assurdo sacrificio: nello stupido orrore un patologico senso... Invece no. Stanno ancora una volta a dire che luomo crede che le cose, gli enti, nascano e muoiano, dunque siano un niente(non ente)e che la tecnica sia dio. Grazie!
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erreppi
- 18/06/2012 15:45:00
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interessante pessimismo cosmico di stile londoniano. molto evocativa.
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Domenico Morana
- 18/06/2012 14:22:00
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... o forse, fuor di metafora, i guaiti sentiti in questa forte poesia sono ancora quelli dei massacrati di Whistler. E gli umani, tanto per restare tra di noi fuor di metafora, erano, come sempre, i massacratori che, troppo umani, risparmiarono finanche sulle cartucce, finendo lopera con il coltello...
Grazie Stefano (ma perché il gufo vola in una notte rossa "siberiana"? Quellorrore non fu commesso in Canada?)
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Cristiana Fischer
- 18/06/2012 13:49:00
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preferisco un parlare di noi, fuori dalle metafore (la volgarità popolare dice: metà-fuori, metà-dentro)
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Loredana Savelli
- 18/06/2012 12:28:00
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Il punto di vista degli husky (grande metafora)... molto interessante! E ben scritto.
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Luciana Riommi Baldaccini
- 18/06/2012 12:11:00
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Tutto era silenzio e una covata di stelle spingeva il ventre di nubi contro le terrazze naturali del mondo.
trovo particolamente belli e suggestivi questi versi, in una poesia intensa, forte, nella forma e nel contenuto. Un saluto
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