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al testo di Fiammetta Lucattini
Garbatella
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In un quartiere che ride e piange più della città dalla quale fu generato, su marcipiedi sporchi di gelati proletari e cartocci vedovi di fritto di pesce, ho trascinato le mie gambe liete con stanchezza e consolazione. Mi roteavano attorno Costanza*, ballerinetta di strada e Capobanda*, pronta a cedere il ciuccio per un bocconcino degno di gatti acculturati. Al mercatino brillava il martirio di San Giovanni su tenere bancarelle, fitte di potenziali acquirenti già pronti alla fuga. Le gambe perfette di Veronica* stillavano sudore e speranza e gli occhi smodatamente bistrati sorridevano tristi a chi la salutava dopo averla mangiata coi cinque sensi.
N.d.R. * Costanza, la mia nipotina più grande * "Capobanda" è il soprannome di Margherita, la sorellina di Costanza * Veronica, un'amica di mia figlia Maria Chiara
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Maria Musik
- 30/06/2012 12:13:00
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Beh, chi dice donna NON dice danno! ;-)
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Fiammetta Lucattini
- 26/06/2012 09:33:00
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Ringrazio tutte le sottili commentatrici e, non troppo stupita, constato di poter contare solo sulla complicità delle donne. Ma non è un gran danno!
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Fiammetta Lucattini
- 26/06/2012 09:32:00
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Ringrazio tutte le sottili commentatrici e, non troppo stupita, constato di poter contare solo sulla complicità delle donne. Ma non è un gran danno!
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Leonora Lusin
- 26/06/2012 09:24:00
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Letta con vero piacere questa gita alla Garbatella. Capobanda deve essere davvero un bel tipo se si è meritata quel soprannome ...
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Silvia De Angelis
- 26/06/2012 07:26:00
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Uno sguardo intenso a una particolare zona di Roma, in piacevole poesia.. Abbi una buona giornata
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Maria Musik
- 25/06/2012 23:22:00
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Poesia garbata e bella... come la giovane donna che diede il nome a questo splendido quartiere romano. I versi finali mi sono piaciuti particolarmente: perfetti.
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Cristiana Fischer
- 25/06/2012 15:47:00
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Che delizia essere nonne, o zie!
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Loredana Savelli
- 25/06/2012 13:56:00
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... e questa non me la dedichi? : ))
Un quartiere che ride e piange, sì. Gelati proletari? Non più, secondo me. Qualche gatto acculturato (forse), bancarelle (tante), e sguardi affamati, sì, di tutto e di niente. Un quartiere in cerca di una nuova identità.
Bellissima poesia, la sento mia.
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