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al testo di Giorgio Mancinelli
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Mare di sale (trittico)
‘nuvole’ vanno oscurano a tratti il cielo laggiù un lampo un’improvvisa luce presto sarà la tempesta il mare è lì ondoso e immenso rigurgitante di flutti di spuma eppure non s’ode il fragore dell’onda che s’infrange sulla riva un gabbiano vola verso l’orizzonte s’inabissa eppure non s’ode il battito sconnesso delle sue ali né il pigolio soffocato della sua voce dimentichi di ciò che siamo siamo il navigante e il pescatore ora il mare ora il gabbiano noi, perduti nella tempesta ‘evasione momentanea’ dei giorni il rumore l’isola antica nell’antica stanza la noia nel libro di Chiara la porta socchiusa bloccato dietro la cornice della finestra cerco un vento per la mia vela una semplice via d’uscita per un’evasione momentanea nell’ora del meriggio abbandonata cerco la sponda amica appeso alla parete pende un mare di traverso la bocca s’apre in un desiderio di sale ‘destreggiato’ pescatore solitario spinge la vela al vento sulla scogliera mani di donna s’agitano ali di gabbiani onde del furioso mare barca vaga tra i flutti beffarda chimera destreggiata di vento schernisce deride urla straziate si levano dentro la bufera la vela strappata scompare all’orizzonte distante lontano la barca affonda il cuore sussulta in solitario pianto effonde l’anima persa le mani ali di gabbiani contro la scogliera |
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