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Ci permette un ritratto in versi scanditi a 15 an

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Ciò permette un ritratto in versi scanditi a 15 anni

Mantiene un leggero accento ‘marziano’ dall’età delle frasi isolate.
Non abbraccia più per disarmare. Ciò gradualmente gli permette dell’affetto.
Non gli permette la misura. La sofferenza è assoluta, stridente, e lo fa correre
a velocità forsennata tra le porte che sbattono.
Gli piacciono i cyborg. Il loro taciturno potere, con la sua cadenza.
Ciò lo fa ancora correre per la casa, solo nel buio, parlottando e ridendo.
Riesce a leggere di terreni, popolazioni e della Nuova Zelanda. Con argomenti
neutri è un analfabeta.
Arnold Schwarzenegger è un attore. Non è un vero cyborg, giusto babbo?
Vive su quaranta acri, con animali e alberi, era solito disegnarli
continuamente.
Conosce la carta dei terreni fertili sulla terra, e sa disegnarla a mano libera.
Sa mentire solo con un grido di panico Scusascusa,nonl’hofattoio! evitando
conflitti con gli altri e con se stesso.
Quando scappava lo faceva quasi sempre per andare dal fruttivendolo ad adorare
la frutta ammonticchiata.
Il suo paese preferito era l’Ucraina: è quasi del tutto un grande terreno fertile.
Ridacchiando, si arrampicava sul fosco psichiatra freudiano che ci diceva
che l’autismo è un prodotto di genitori ‘frigorifero’.
Alla richiesta di sorridere, si stampava in faccia un ampio sorriso.
Ciò gli proibì a lungo i documentari: erano film per adulti.
Se loro (cioè, lui) sono cattivi la polizia li porta all’ospedale.
Talvolta disegnava la fattoria tra risaie a terrazzo cinesi o balinesi.
Quando fuggiva creava tumulto al posto di polizia giocando a
velocità tripla rispetto agli adulti.
Solo i cartoni animati erano adatti. Chi ha incastrato Roger Rabbit poi
autorizzò anche il resto.
Prendeva le frasi a lui rivolte come degli insegnamenti, ripetendole.
Quando adorava la frutta, urlava come fosse avvelenata se gliela si dava
da mangiare.
Una prima conversazione a parola unica: aero – sì! aereo, giusto bimbo! – aero.
Non ha dimenticato nulla e si ricorda la precisa qualità delle
esperienze.
Ciò richiede delle regole: rubare è comportarsi molto male, come uccidere?
Conta a prima vista, senza fissare lo sguardo. E non si è mai perso.
Quando mangiava solo noci e frutta secca, usava parole solo in caso di emergenza.
Conosce tutte le varietà di volatili e le contee dell’Irlanda.
Aveva iniziato a parlare, poi tornò al balbettio, poi al silenzio. Ciò lo allontanò
dal linguaggio per anni.
Quando ti prendeva la mano, era per usarla come uno strumento multi-funzione.
È il terrore degli specchi, così rende lode a quelli che trova distruggendoli.
Ciò ancora non gli permette la frutta fresca o il succo d’arancia con i pezzetti dentro.
Nuotava di notte nel laghetto a metà inverno. Mancavano le regole sul freddo.
Era atterrito dai tuoni e alla fine quasi per dare una spiegazione gridava
Ciò-arrabbiato!
Ciò permette un ritratto in versi scanditi a 15 anni

Tostava il pane con un uovo rotto all’interno. Gli scambi di conoscenze sui terreni
si chiamano discorsi di terra.
Vive nell’oggettività. Fui certo che la paresi di Bell avrebbe lasciato il mio viso solo
quando lui disse che aveva iniziato a farlo.
Non dire parola! a otto anni vietò la parola ‘autistico’ in sua
presenza.
Domande scherzose sulle amichette gli causano un’aria terrorizzata e
e la chiusura delle orecchie.
Qualche volta mette la fattoria al centro di un Midwest americano tutto arato.
Contatto d’occhio, mamma! è la vera richiesta d’attenzione. Ma occhio al contatto dell’io.
È equo e gentile, solo di rado un po’ geloso. Fu un sollievo
quando arrivò il più piccolo.
Ondeggia, rotola, cammina per chilometri. Per molti anni non ha messo in moto
il braccio sinistro correndo.
Devo farmi furbo! guardando con terrore dentro gli anni. Devo farmi furbo!



(vedi sito http://www.angsaonlus.org/veneto/imparare_poesia.html)

 monica martinelli - 25/04/2012 14:49:00 [ leggi altri commenti di monica martinelli » ]

Grazie Loredana per questa segnalazione. Non conoscevo l’autore e perciò questa occasione mi permetterà di approfondirlo. Non sono riuscita ad aprire il link sottostante ma lo troverò ugualmente.
Proposta molto interessante che merita appropondimenti e che mi ha colpito molto, non solo per la tematica così delicata come quella dell’autismo dove credo che c’è ancora tanto da esplorare e scoprire, ma anche per lo stile e il linguaggio diretto, franto e singhiozzato, reso perfettamente dal traduttore che è riuscito ad esprimere e trasmettere emozione tanto da far venire i brividi a chi legge. Come giustamente è stato osservato da Loredana e nei commenti, la comunicazione, funzione apparentemente scontata, ha in sè aspetti complessi connessi all’esposizione e alla condivisione che in qualche modo significano anche rompere un equilibrio, una ciclo spazio-temporale all’interno del quale ogni individuo è inserito

 Guglielmo Peralta - 21/04/2012 22:30:00 [ leggi altri commenti di Guglielmo Peralta » ]

Un testo che commuove, fa riflettere e ci fa sentire, soprattutto, più umani!

 Giovanni Baldaccini - 21/04/2012 22:30:00 [ leggi altri commenti di Giovanni Baldaccini » ]

Cara Loredana, ho letto la poesia di Murray che mi hai indicato e debbo confessare che, man mano che leggevo, la mia perplessità aumentava. Infatti il testo mi sembrava esprimere una sorta di presa di coscienza, a mio avviso poco probabile, perché, se reale, con la lucidità con cui veniva espressa sarebbe stata troppo dolorosa e l’autismo esprime, tra l’altro, una forma di difesa estrema dal dolore. Poi ho scoperto il link che mi ha permesso di capire che la poesia è stata scritta dal padre del ragazzo e tutto ha assunto una luce diversa.
Che dire dell’autismo? La genetica non ha ancora risposte sufficienti e la psicoanalisi può darne soltanto a posteriori e relativamente al caso singolo, mai in generale. Personalmente credo che si verifichi una specie di corto circuito tra la base emozionale della personalità e la percezione del mondo esterno. A cosa ciò sia dovuto è difficile dire; credo che le cause siano molte e non vorrei essere accostato al bieco psichiatra freudiano della poesia che, secondo me, aveva soprattutto il torto di generalizzare.

L’intervista a un altro padre di un ragazzo autistico mi ha colpito per un particolare: quella mano che guida e stimola la comunicazione è secondo me molto significativa perché riconduce il tema al livello arcaico delle emozioni e della prima forma di comunicazione che è essenzialmente corporea. È lì che forse è successo qualche cosa ed è lì che bisogna intervenire per ricostruire quel collegamento che non ha avuto modo di strutturarsi. Se le emozioni arcaiche restano prigioniere di un "terrore senza nome" non possono sostenere un pensiero rivolto all’esterno e dunque si verifica un’interruzione tra la base emozionale e la parola. Quelle emozioni sono senza nome perché innominate e innominabili. E dunque non basta una mano che stimoli e guidi: quella mano deve anche saper esprimere un’enorme capacità di accoglimento per permettere di cominciare a nominare, magari alla distanza di sicurezza che la scrittura consente.

Ciao

 Luca Soldati - 21/04/2012 18:48:00 [ leggi altri commenti di Luca Soldati » ]

...riesco a sentire l’urlo di Maria e lo condivido in tutta la sua muta potente estensione. Grazie Loredana

Ti abbraccio

 Giorgio Mancinelli - 21/04/2012 17:34:00 [ leggi altri commenti di Giorgio Mancinelli » ]

Grazie Loredana,non mi rimane che unirmi al coro di tutti gli altri. Intenso.

 Silvia De Angelis - 21/04/2012 16:40:00 [ leggi altri commenti di Silvia De Angelis » ]

Grazie infinite Loredana, per questa valida proposta...

 Maura Potì - 21/04/2012 14:26:00 [ leggi altri commenti di Maura Potì » ]

Lori, perdonami! mi sono accorta solo ora che a piè di pagina
ci avevi fornito il link su Cogo! Io smanettando l’avevo trovato per caso. Grazie, davvero, per entrambe le testimonianze :)

 cristina bizzarri - 21/04/2012 13:16:00 [ leggi altri commenti di cristina bizzarri » ]

Grazie Loredana, non ho ancora letto l’intervista, lo faccio tra poco. Scusa, era BRAVA. Confermo, invece, scema. :-)))

 cristina bizzarri - 21/04/2012 13:16:00 [ leggi altri commenti di cristina bizzarri » ]

Grazie Loredana, non ho ancora letto l’intervista, lo faccio tra poco. Scusa, era BRAVA. Confermo, invece, scema. :-)))

 Loredana Savelli - 21/04/2012 13:09:00 [ leggi altri commenti di Loredana Savelli » ]

A Cristina.
La penso esattamente come te. Da quando ho letto l’intervista a Oreste De Rosa, pubblicata ieri sul sito, non faccio che pensarci con intensità.
Ma avevo già un’idea sull’argomento: ogni linguaggio (comprese la musica e la poesia) sono aperti e chiusi allo stesso tempo. Chi siamo veramente, a chi parliamo? Comunichiamo? Lo vogliamo fare o non è un’altra forma di chiusura?
Be’, sono temi a me molto vicini, e, come forse non si sa, io amo il silenzio.

 cristina bizzarri - 21/04/2012 13:04:00 [ leggi altri commenti di cristina bizzarri » ]

Mi sono detta BAVA perché prima della metà ho pensato: è autistico ... poi mi sono sentita anche un po’ scema per averlo pensato! davvero molto interessante, mi fa pensare che, DAVVERO, la poesia è un bene comune. Mi ispira. Mi fa pensare a me, agli altri. Soprattutto, che siamo tutti, nascostamente , autistici, dal momento che abbiamom bisogno di significati. Che ne pensi tu Loredana? Buon sabato.

 Giovanni Ivano Sapienza - 21/04/2012 12:09:00 [ leggi altri commenti di Giovanni Ivano Sapienza » ]

Grande Leslie,con la sua polimorfa non retorica passione verso l’indefinibile plurivoca umana esistenza!
Grazie per avermi proposto un testo così interessante.
Un saluto.

 Massimo Caccia - 21/04/2012 11:52:00 [ leggi altri commenti di Massimo Caccia » ]

Un testo che letteralmente spiazza. Il ritmo dei versi segna un singulto esistenziale, quello di chi sente l’urgenza di liberarsi dal peso di un macigno: quello che gli "altri" chiamano differenza.

 Maura Potì - 21/04/2012 11:23:00 [ leggi altri commenti di Maura Potì » ]

Grazie! Anch’io senza parole! Non lo conoscevo. Ho trovato un link dove, a proposito di Cogo, che ha tradotto questa poesia, si dice "una poesia tradotta non potrà mai essere uguale alla versione in lingua: il poeta traducendo, pur rispettando ritmo e metrica, riversa nel testo il suo coinvolgimento. Nella versione in lingua della poesia di Les Murray, la parola chiave “it” è tradotta con “ciò”, che potrebbe identificare l’insieme dei sintomi con cui si manifesta l’autismo. «La parola “ciò” utilizzata nella traduzione» spiega Roberto Cogo «diventa qualcosa che non è l’uso grammaticale della stessa, ma diventa un’essenza, un qualcosa pieno di energia, di forza e di movimento». E concordo in pieno, Cogo è riuscito ad interpretare tutta l’energia che c’è in questa poesia, e la muta sofferenza di chi osserva e racconta, senza poter fare nulla altro che raccontare, per condividere uno dei drammi umani di fronte ai quali ci si sente impotenti

 Maria Musik - 21/04/2012 10:30:00 [ leggi altri commenti di Maria Musik » ]

Impossibile commentare. Dentro ho qualcosa che urla ma, in questo momento, l’autistica sono io.

 Valentina Rosafio - 21/04/2012 10:28:00 [ leggi altri commenti di Valentina Rosafio » ]

grazie Loredana, grazie infinite per avermi fatto conoscere questo poeta e la sua straordinaria poesia!ho anche visitato il sito da te proposto..interessanti spunti!grazie ancora.
un caro saluto

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