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Haliotis Iris - Paua

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Non altra ombra o cifra amanuense -
o tenui lumi al lied della foresta
aggiungi,
conchiglia oscura, umile Paua - esiguo
nome al tuo destino è dato.

Ma mi stravolgi rovesciata -
Haliotis Iris in abbagliante ventre
che come profetessa
di cupo bosco inali l’inverdire
e di cobalto succhi un bacio all’onda.
Lame di perla come arpeggio d’alba,
fuoco t’intride il concavo tramonto.
Sei .
Eterna vita ermafrodita esali - 
cieco sapere, polvere di luce
catturi inerme al centro della ruota,
dove ogni raggio è buio rivelato.

Io, come te, ormai svuotata al senso,
divina effige, spuma d'Afrodite -
non più dolore, non smorzato canto.

E qui, dove urla il mare e ci confonde,
nascere o morire è sogno - o inganno.


.



 Francesca Cannavo - 24/08/2012 08:52:00 [ leggi altri commenti di Francesca Cannavo » ]

eleganza formale ed intensità emotiva , immaginario disincanto e canto immaginevole...non oso dir altro: colpita!

 cristina bizzarri - 20/08/2012 23:36:00 [ leggi altri commenti di cristina bizzarri » ]

Franca, Paolo: i vostri commenti, come quelli di Giovanni e Fiammetta, mi incoraggiano a continuare con il mio "laboratorio"! Vi sono grata dell’attenzione e della profonda ricchezza delle vostre parole, che mi fanno riflettere e sono uno sprone importante a proseguire in questo mio "erratico percorso" sulla Recherche, oltre ad approfondire le mie conoscenze - stimolata dalla lettura dei testi, ma anche dagli interventi, per me altrettanto importanti. Forse, una di voi due ricorda "Non è mai troppo tardi", una innovativa trasmissione sulla RAI degli anni’60? ... ;-)
Buonanotte!

 Franca Alaimo - 20/08/2012 22:54:00 [ leggi altri commenti di Franca Alaimo » ]

Ogni cosa ci approssima al mistero, poiché ogni cosa che è significa ( ce lo ha insegnato San Francesco quando scrive che il sole è signicatione dell’Altissimo, ci ha insegnato cioè il valore della metafora e del simbolo). Qui a pluri-significare è una conchiglia, la cui forma e i cui colori, che sembrano rubati al sole e all’onda che per anni l’ha cullata, là, nel buio delle profondità marine, disvelano adesso la bellezza che è cresciuta nascosta.
Cristina, nell’utilizzare il simbolo della conchiglia, mette insieme, in questo testo molto musicale e così raffinato, i significati pagani e quelli religiosi, alludendo all’amore, al sesso come vitalità ed alla bellezza ( Venere esce dalle sue valve ) e alla morte, ma non alla resurrezione, però, ( significato tipicamente cristiano come dimostrano le molte conchiglie che adornano le cappelle e le nicchie delle chiese) così che vita e morte si confondono ed entrambe possono sembrare egualmente un sogno. Ormai conosco molti testi di Cristina e direi che difficlmente ne sbaglia uno: la sua è una poesia autentica, bella e preziosa. Gli echi culturali, senza mai appesantirla, la rendono misteriosa e scintillante. Il passo, il ritmo, il respiro sono sempre perfetti.

 Paolo Melandri - 20/08/2012 20:48:00 [ leggi altri commenti di Paolo Melandri » ]

Stupenda poesia di vertiginoso virtuosismo: fra la vertigine di abbaglianti note, si percepisce una petrarchesca, pascoliana, montaliana meditazione sul (non) senso di tutto (il nulla). Un testo che Carmelo Bene avrebbe intonato inconfondibile, se solo lo avesse conosciuto. A me sembrano sublimi (nel senso greco del termine, quasi usciti dagli stasimi di una tragedia lirica di Euripide) i versi: "Lume di perla come arpeggio d’alba / fuoco t’intride il concavo tramonto": nell’alternarsi degli accenti e delle parole, rimandano a una bellezza musicale e trasognata. E qui è anche il tuo coraggioso sperimentalismo, molto remunerante per i lettori che, come me, ti son grati. Sotto ogni profilo, una genialità, un’innovatività e una sapienza tecnica assolutamente fuori del normale. Un caro saluto / tuo / Paolo Melandri

 cristina bizzarri - 20/08/2012 10:45:00 [ leggi altri commenti di cristina bizzarri » ]

Giovanni: credo che mi assomigli nei contrasti! Grazie della tua lettura ritrattistica. :-)
Fiammetta: all’università, a Bologna, ho studiato lingue e letterature straniere, ma ho scelto di dare l’esame biennale di letteratura italiana e ricorderò sempre la professoressa Bellucci e due sue corsi monografici, di cui uno, bellissimo, sul Pascoli - soprattutto sugli aspetti simbolici della sua poesia. Forse ho ancora le sue dispense, che saranno ormai di un colore giallo-oro!!!

 Fiammetta Lucattini - 20/08/2012 09:26:00 [ leggi altri commenti di Fiammetta Lucattini » ]

Visione onirica che nasconde profonde verità ed evoca, almeno in me, il grandissimo Pascoli.

P.S.: Sì, ho scelto proprio la Deposizione del Caravaggio. Un caro saluto.

 Giovanni Baldaccini - 20/08/2012 01:56:00 [ leggi altri commenti di Giovanni Baldaccini » ]

Secondo me mi trovo di fronte a un tuo autoritratto e, per quello che sono riuscito a conoscerti, ti somiglia terribilmente. Stupenda la chiusa.
Ciao

 cristina bizzarri - 19/08/2012 14:33:00 [ leggi altri commenti di cristina bizzarri » ]

Com’è sempre bello leggere i vostri commenti. Sono uno strano specchio dove guardo le mie parole in una prospettiva moltiplicata ... e nello stesso tempo più vera. Bisognerebbe tornarci sul tema dello specchio,certamente già molto trattato. Ma, qui sulla Recherche, sarebbe davvero interessante farlo. E da vari punti di vista.
Buona domenica cari "recherchatori".
:-)

 Luciana Riommi Baldaccini - 19/08/2012 12:25:00 [ leggi altri commenti di Luciana Riommi Baldaccini » ]

Un’altra tua "perla", e il termine è quanto mai appropriato per questa intensa metafora della bellezza intima e profonda che si svela quando si riesce a guardare da una prospettiva "rovesciata" anche cose apparentemente insignificanti: che sono capaci di catturare "cieco sapere, polvere di luce [...] dove ogni raggio è buio rivelato", e dove forse, rispecchiandoci, si sovvertono anche i modi abituali di pensare la sofferenza, la vita e la morte : "E qui, dove urla il mare e ci confonde, / nascere o morire è sogno - o inganno". Io così la sento.
Ciao Cristina, buona domenica

 Giorgio Cornelio - 18/08/2012 20:50:00 [ leggi altri commenti di Giorgio Cornelio » ]

E qui, dove urla il mare e ci confonde,
nascere o morire è sogno - o inganno.

...Versi di sublime intensità ...

 Giovanni Ivano Sapienza - 18/08/2012 18:50:00 [ leggi altri commenti di Giovanni Ivano Sapienza » ]

Non più dolore,né artefatto senso,solo semplice mistero del perpetuarsi dell’Essere che in concava fiumana di luce si rispecchia,in un bagliore che per un attimo intravede ed intuisce,in quella universale fiumana di vita,l’illusorietà della morte e del tempo.
Un testo di squisita,virtuosistica eleganza.

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