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al testo di Stefano Pucciarelli
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Scusami, se chiedo di non girarti, perché voglio parlarti di Dio. Se ti avvicini potremmo guardarci, ciascuno nella sua compiutezza fatta di strade percorse e di traguardi raggiunti: ti faccio i miei complimenti. Ma tu, non sei tu lo stesso che un tempo nascesti inerme da una placenta, dal grembo materno, dal seme di un padre? Qual dono ebbero i due per darti la vita? Tu: inerme e grandioso, poiché saresti divenuto al tuo splendido oggi. O nato dal caso? Figlio di Darwin, quindi non dell’amore. Ti faccio i miei complimenti. Probabilmente ti basti e mi tolleri appena, per il mio puerile, inconcludente candore nel mostrarti un Perché. Ma tu dimmi, quale merito speciale ti rese tale? Dirai: - Ho affrontato la mischia e sono uscito vincente! – Oh si, era tutto codificato (ma lo negheresti) in: “Denaro e Nient’ Altro”. Su chi poggia quindi il tuo piede? Se puoi affrontare i due specchi neri profondi che riempiono il viso di un bimbo cresciuto a Goma, se credi che la vita sia soltanto una gara, e se l’aquilone della tua presunta gioia ha incontrato alisei che lo portano in alto, in solitaria vittoria, allora scusami ancora per la mia debolezza: io ti confesso di credere in Dio. Forse, hai appena condannato il mondo. 23 agosto 2012 |
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