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Quando mi sono innamorata di te

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Quando mi sono innamorata di te,
di cosa mi sono innamorata?
Della tua corteccia cerebrale
e dei tuoi ragionamenti,
dell’abilità con cui smontavi ogni inibizione,
della capacità di rigirare le parole
per avere sempre ragione
e demarcare i limiti
delle mie sublimazioni.
Quando mi sono innamorata di te,
di cosa mi sono innamorata?
Delle tue parole
e del tuo fare,
di tutta quella forza che mi spaventava
e del mare
d’improvvisa tenerezza
in cui era dolce
lasciarsi affogare.
Chi eri?
Un’ombra venuta fuori dal profondo,
senza volto né nome,
un’entità antica,
ancestrale,
il mio demone personale,
l’angelo caduto per caso
proprio sotto il naso,
lo spirito ribelle,
tragico e gioioso,
trasgressivo,
irriverente,
inafferrabile,
folle,
insopportabilmente odioso.
Non sapevo chi eri
né mi interessava.
C’eri e non c’eri…
Eri vero?
Davvero esistevi?
Poco importava.
Io ti amavo.
Amavo il tuo mistero.
Quando mi sono innamorata di te,
di che cosa mi sono innamorata?
Del tuo sistema limbico,
così primitivo e animale,
fallocentrico e istintivo,
mostruosamente maschio
e dominante
sino a farmi arrabbiare…
Rude, a volte,
certamente crudele,
mi avresti mai colpita
con un petalo di rosa
lievemente trattenuto tra le dita?
Non credo.
Perciò ti ho amato
e t’amo.
Nonostante la crudezza della vita.

9 novembre 2005

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