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al testo di Rossella Tedeschi
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Quando mi sono innamorata di te,
di cosa mi sono innamorata? Della tua corteccia cerebrale e dei tuoi ragionamenti, dell’abilità con cui smontavi ogni inibizione, della capacità di rigirare le parole per avere sempre ragione e demarcare i limiti delle mie sublimazioni. Quando mi sono innamorata di te, di cosa mi sono innamorata? Delle tue parole e del tuo fare, di tutta quella forza che mi spaventava e del mare d’improvvisa tenerezza in cui era dolce lasciarsi affogare. Chi eri? Un’ombra venuta fuori dal profondo, senza volto né nome, un’entità antica, ancestrale, il mio demone personale, l’angelo caduto per caso proprio sotto il naso, lo spirito ribelle, tragico e gioioso, trasgressivo, irriverente, inafferrabile, folle, insopportabilmente odioso. Non sapevo chi eri né mi interessava. C’eri e non c’eri… Eri vero? Davvero esistevi? Poco importava. Io ti amavo. Amavo il tuo mistero. Quando mi sono innamorata di te, di che cosa mi sono innamorata? Del tuo sistema limbico, così primitivo e animale, fallocentrico e istintivo, mostruosamente maschio e dominante sino a farmi arrabbiare… Rude, a volte, certamente crudele, mi avresti mai colpita con un petalo di rosa lievemente trattenuto tra le dita? Non credo. Perciò ti ho amato e t’amo. Nonostante la crudezza della vita. 9 novembre 2005 |
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