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Il muro

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Non era per un classico segreto taciuto

il silenzio che ti faceva interrogare

la mia bocca serrata.

 

Non potevo parlarti del muro

che chiudeva il vicolo,

che lo faceva cieco.

 

Era un muro come tanti, grezzo,

senza intonaco, alzato da un furore

separatista o confine di due

proprietà acrimoniose, o più semplicemente

quello che restava del paradiso.

 

Lo lisciavo con il palmo della mano,

con un dito su lui disegnavo

improbabili ghirigori e un po’

cedeva della sua polvere, a volte un pugno di terra.

A suo modo, con piccoli cedimenti afasici

manifestava la sua impotenza a trattare del destino.

 

Non è un argomento interessante un  muro

in fondo a un vicolo ma esso si frapponeva

tra me e le parole gioiose, gli spruzzi salati

della marina, una corsa trafelata sulla rena.

 

Non potevo parlartene senza turbarti,

senza che tu a tua volta non percorressi

il vicolo fino a lui, fino al suo odore

di tufo umido, di vita che succhia

l’ultima goccia della sua radice,

no, non potevo farlo

senza che anche tu muta ti chiedessi

finalmente perché fosse tanto difficile

dire: ti voglio bene.

 


 Gian Maria Turi - 11/10/2012 19:01:00 [ leggi altri commenti di Gian Maria Turi » ]

"Era un muro (...)
quello che restava del paradiso." Questi sono versi tremendi!
Una bellissima poesia, con una piccola riserva sulla chiusa.

 Pietro Menditto - 11/10/2012 07:37:00 [ leggi altri commenti di Pietro Menditto » ]

Grazie a tutti, carissimi amici.

Vi abbraccio.

 Ferdinando Battaglia - 10/10/2012 21:59:00 [ leggi altri commenti di Ferdinando Battaglia » ]

Con il rischio sempre presente nel lettore - travisare cioè il senso originario del dire del poeta - ne leggo il contenuto attraverso questa chiave: "manifestava la sua impotenza a trattare del destino", simboleggiando il muro non solo la metafora di ogni incomunicabilità ma, nella relazione amorosa-affettiva, soprattutto la percezione dolente della finitudine, che spiega la difficoltà a dire "ti voglio bene" nell’"eccesso" d’amore.

Ciao Pietro


 Leonora Lusin - 10/10/2012 21:08:00 [ leggi altri commenti di Leonora Lusin » ]

Visiva e materica, parole che oso dire si fanno calce e mattone.

 Carla de Falco - 10/10/2012 21:03:00 [ leggi altri commenti di Carla de Falco » ]

Un muro che è siepe leopardiana e, oso dire, molto di più.
Bellissima.

 Cristina Bizzarri - 10/10/2012 16:14:00 [ leggi altri commenti di Cristina Bizzarri » ]

A volte sembra impossibile far entrare chi si ama dentro di noi, fino a toccare il muro segreto di dolore che è anche una protezione per l’altro o altra che ci ama. Allora si tace per amore. E una parte di noi rimane inaccessibile. Mi fa pensare a un bellissimo libro di racconti di Sartre, dove, appunto , "Le mur" è quello che ho preferito. Una poesia che dice il rimpianto e il dolore di non poter mai veramente confondersi con l’altro. E lo dice magnificamente.

 Loredana Savelli - 10/10/2012 16:09:00 [ leggi altri commenti di Loredana Savelli » ]

Il muro, grande metafora, che qui è forse soprattutto autodifesa, come leggo in questi versi:
"A suo modo, con piccoli cedimenti afasici
manifestava la sua impotenza a trattare del destino".
Sempre nelle tue poesie colgo la lotta dell’umano nei confronti del destino, e mi coinvolge stare dalla parte del debole che, "a suo modo", sperimenta l’impotenza sulla propria pelle .
Ciao!!

 Cristiana Fischer - 10/10/2012 15:03:00 [ leggi altri commenti di Cristiana Fischer » ]

la chiave mi sembra "senza che anche tu muta ti chiedessi"

 Silvia De Angelis - 10/10/2012 13:03:00 [ leggi altri commenti di Silvia De Angelis » ]

Accentuate titubanze su un "dire d’amore"....

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