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al testo di Pietro Menditto
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Non era per un classico segreto taciuto il silenzio che ti faceva interrogare la mia bocca serrata. Non potevo parlarti del muro che chiudeva il vicolo, che lo faceva cieco. Era un muro come tanti, grezzo, senza intonaco, alzato da un furore separatista o confine di due proprietà acrimoniose, o più semplicemente quello che restava del paradiso. Lo lisciavo con il palmo della mano, con un dito su lui disegnavo improbabili ghirigori e un po’ cedeva della sua polvere, a volte un pugno di terra. A suo modo, con piccoli cedimenti afasici manifestava la sua impotenza a trattare del destino. Non è un argomento interessante un muro in fondo a un vicolo ma esso si frapponeva tra me e le parole gioiose, gli spruzzi salati della marina, una corsa trafelata sulla rena. Non potevo parlartene senza turbarti, senza che tu a tua volta non percorressi il vicolo fino a lui, fino al suo odore di tufo umido, di vita che succhia l’ultima goccia della sua radice, no, non potevo farlo senza che anche tu muta ti chiedessi finalmente perché fosse tanto difficile dire: ti voglio bene. |
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