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al testo di cristina bizzarri
Donna del sottosuolo
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cannibalesco ascolto -
e nel silenzio grida.
Annega nel rancore ogni tua azione
A cosa la parola se slabbrata -
ferita nei contorni -
non parte, non ritorna
se non marcio relitto,
vascello ormai arenato?
Annega nel rancore ogni emozione
Urgenza come fame
o eiaculato vuoto -
urgenza che stordita
non tocca né colpisce -
aridamente scroscia?
Annega nel rancore ogni passione
Allora zitta, stai zitta se t’inghiotte
risentimento amaro, oscuro affanno -
e nel silenzio grida,
vagisci antico pianto.
Disgiungi la placenta dal cordone
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Il contenuto è forte. I commentatori precedenti sono stati eccellenti e sottoscrivo. |
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Testo forte e dinamico, un serrato dialogo interiore per meglio osservare il pericolo di cadere nella passione. Versi efficaci e belli, nella loro struttura nervosa. |
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Mi è piaciuta tutta, ma mi ha colpita particolarmente la chiusa. La ri-nascita evocata come un distacco da una parte che è tua, ma riconosci, finalmente, altra da te. Brava Cristina. |
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Teresa - 20/11/2012 15:01:00 [ leggi altri commenti di Teresa » ]
bellissima. |
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Ferdinando Battaglia - 20/11/2012 07:54:00 [ leggi altri commenti di Ferdinando Battaglia » ]
Una poesia che trova la sua bellezza non solo nella forma controllata dall’arte, ma soprattutto nella sorgente viscerale da cui sgorga. La parte più vera di te e non perché dica dell’ombra, ma della ricerca di quella disgiunzione tra la placenta e il cordone. Un cammino verso un Luogo che sia completamente Altro e che ci accolga luci e ombre per renderci solamente Luce. |
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Luciana Riommi Baldaccini - 19/11/2012 23:16:00 [ leggi altri commenti di Luciana Riommi Baldaccini » ]
Confesso che anch’io ero stata colpita da quel "rancore" e un po’, forse per deformazione professionale, mi ero immedesimata con la voce che veniva zittita. Parlale ancora Cristina, e regalaci altri dialoghi poetici! |
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Giovanni, intanto cerco di parlarle io, (per adesso non ne vuole sapere) poi ti riferisco con molto piacere. Thanks. |
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Linguaggio essenziale che apprezzo molto, che nell’insieme costruisce un testo efficace. Detto semplice: una bella poesia. Una piccola notazione fuori luogo, ma che non riesco a evitare: magari quell’ombra avrebbe bisogno di essere un po’ accolta, che qualcuno parlasse con lei, ascoltasse le ragioni del suo rancore e la aiutasse a superarlo. Magari nella prossima poesia. |
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Amina, Anima, Dolcissima Sciamana sei. (Si spacca la scorza, fuoriesce del latte che credevi ormai secco). |
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Anche la parola felice a volte cade dentro quel precipizio dove pare si sgoli e resti in carne viva senza pelle per toglierla alla notte e rivestirsi di scuro e silenzio ma che poi infine puoi riconoscerne gli astri le stelle dentro tanti silenzi che in quella notte scura della voce tante volte io almeno son incapace di vedere |
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sgorga di bianco il remoto,le doglie in avanti fanno il suono più duro del mondo-arenato-relitto-ararat- nella fenditura scura della terra Una donna seduta a gambe incrociate,t’immagino che tieni nel grembo un cocco spaccato a metà |
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Caro Emilio, è proprio come dici: parlo a un’antagonista, cioè a me stessa e al mio "risentimento" del "sottosuolo", (le mie radici, le mie ombre, la mia parte oscura)che a volte emerge prorompente e mi rende arida. Con me stessa e con gli altri. E mi fa/faccio stare male, proprio male. |
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A chi reciti questa splendida poesia, Cristina? Chi è l’antagonista? |
