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Le parole e la serpe

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LE PAROLE E LA SERPE

 

 

(Modulando

Versi tolti al futuro

di Elio Pecora)

 

(…suo arbritatu mundum effinxere

[dipinsero il mondo secondo la loro

arbitraria immaginazione]

Bernardino Telesio,

De  rerum natura juxta propria principia)

 

 

Se mai ci fu un inizio

fu di fuoco e fanghiglia

e di là pietre, rami,

pesci, serpi e l’umana

carne esaltata e torta

nel pianto autocosciente

di immaginaria morte.

 

Ma la foglia e la serpe

in un soffio appagato

s’accartocciano ignare

senza morte o lamento.

 

Pronta ad alimentare

un altro fuoco e un altro

vento è questa mia carne

che si muta in parola

mai ricolma di luce?

 

 

 Paolo Ottaviani - 14/01/2013 21:02:00 [ leggi altri commenti di Paolo Ottaviani » ]

Un grazie palpitante, sinceramente commosso, a tutte le lettrici, a tutti i lettori di questa poesia e a chi ha voluto commentarla con tanta generosa attenzione e ammirazione, ponendo domande e riflessioni sempre assai incisive e stimolanti. Pur nella sua brevità – 16 versi in tre piccole, incommensurabili stanze – questo testo in effetti ha molti padri ideali (due, tanto lontani e tanto diversi tra loro, sono citati in epigrafe) e ha potuto quindi attingere a molti vasti tesori culturali lasciatici in eredità: dalle filosofie e cosmologie presocratiche, alla fisica del taoismo (già così sorprendentemente vicina alle più moderne indagini astronomiche!), al naturalismo italiano – Deus sive Natura – (Campanella, Bruno e appunto Telesio). Un universo ab aeterno, che ingloba in sé, da sempre e per sempre, spirito e materia, in perenne divenire e trasformazione. In questa concezione non è contemplata alcuna superiorità dell’uomo sugli altri elementi della natura, vi è invece una parificazione ontologica del tutto con il tutto e del singolo con la molteplicità.
Di qui “la morte immaginaria” e la perenne tensione della parola umana e della poesia che devono continuare a porre domande, a scuotere, a commuovere…Ancora grazie a tutti!

 Cristiana Fischer - 14/01/2013 13:21:00 [ leggi altri commenti di Cristiana Fischer » ]

rileggendoti, in altri momenti, il "pianto autocosciente/di immaginaria morte" mi immette in filosofie esistenziali del dopoguerra. Ho notato che il tema della fine di una cultura attraversa molte poesie, dovunque. Direi che è opportuno che si abbia nozione se invece per altre culture oggi non sia così. Nel senso di indirizzare la (mia) poesia su un orizzonte non decadente. Ma non sto criticando nulla di te, solo una strada che stiamo percorrendo.

 Luciana Riommi Baldaccini - 14/01/2013 12:58:00 [ leggi altri commenti di Luciana Riommi Baldaccini » ]

Non so se vuoi affermare una qualche superiorità dell’uomo rispetto agli altri esseri viventi, tuttavia è innegabile che la coscienza di vivere e morire sia una nostra prerogativa. Il che significa anche capacità di trasformare in parola la nostra vicenda esistenziale, che non appartiene più solo alla natura. Saremo capaci allora di continuare questo percorso, che dalla carne si fa verbo, saremo capaci di nuove incarnazioni dello "spirito" che dentro di noi una volta si è acceso? Così ho sentito questa tua poesia, che è molto bella.

 Giampaolo Cavallero - 14/01/2013 12:45:00 [ leggi altri commenti di Giampaolo Cavallero » ]

In questa Cosmogonia - in cui Morte e Vita si intrecciano,sovrapponendosi l’una nell’altra - sei proprio sicuro che la genia degli Umani(pur dotata di una indisacutibile "autocoscienza"della propria Vita e della propria Morte) sia per questo "superiore" alla Natura Animale e Vegetale,pur dotata di una indiscutibile "anima senziente"? I tuoi versi,pur così sapienziali nella loro limpidezza espressiva,mi hanno fatto sollevare qualche dubbio...Amichevolmente,ti sono grato di avermi comunque invitato alla loro lettura!

 Giovanni Degli Esposti - 11/01/2013 19:12:00 [ leggi altri commenti di Giovanni Degli Esposti » ]

I versi procedono con una cadenza magica, quasi affascinante. Hanno un suono arcaico, richiamano archetipi della natura umana. Mi riportano alla memoria (ovviamente con le dovute differenze)i versi iniziali del "Canto General" di Neruda: "La lampara en la tierra".
Complimenti! Davvero uno scrivere armonico. E la potenza incantatrice della poesia ben scritta mi impedisce di entrare nell’anima e nei sentimenti che i versi esprimono (come invece è mio solito... almeno quando commentavo più spesso). Mi piace apprezzare la musicalità (da flauto andino) del tuo incedere... e non dico oltre.

 Giovanni Ivano Sapienza - 11/01/2013 15:10:00 [ leggi altri commenti di Giovanni Ivano Sapienza » ]

Molto bella,suggerisce l’idea del trasmutare che è macerazione,trapasso del corpo individuale,ma anche un donarsi della luce in plenitudine di luce.Grazie per la tua proposta.

 Francesca Cannavo - 11/01/2013 11:21:00 [ leggi altri commenti di Francesca Cannavo » ]

IL VERBO prima della LUCE , è scritto...qui è l’origine che canta se stessa e decanta l’assanza del tempo , nè morte nè vita, ma prosieguo di sè negll’attimo stagliato nella parola.
Complimeti la luce a tali parole viene dalla loro lettura!

 Francesca Luzzio - 11/01/2013 10:12:00 [ leggi altri commenti di Francesca Luzzio » ]

Dalla morte nasce la vita,dalla vita la morte. L’interrogativo finale rivela il riufito emotivo dell’artista del materialismo razionalistico proposto nella prima parte della poesia.La coscienza della superiorità umana,che trova nella parola la sua maggiore espressione,genera tormento e riufiuto. Da tale coscienza deriva uno stile asciutto e pregnante.

 Giorgia Catalano - 11/01/2013 10:00:00 [ leggi altri commenti di Giorgia Catalano » ]

Grazie, Paolo per aver sottoposto alla mia attenzione, la tua profonda lirica. Impegnativa, ma fluente. Da dove veniamo, chi siamo? SIAMO e per questo, si continua a vivere...

 Carla de Falco - 10/01/2013 20:55:00 [ leggi altri commenti di Carla de Falco » ]

Testo bellissimo. Asciutto ed intenso insieme.

 Franca Figliolini - 07/01/2013 17:55:00 [ leggi altri commenti di Franca Figliolini » ]

molto musicale, compiuta, profonda. non ne condivido del tutto il contenuto (tra il tanto che immaginiamo, la morte mi sembra l’unica certezza), ma mi piace molto com’è scritta.

 Eugenio Nastasi - 07/01/2013 11:38:00 [ leggi altri commenti di Eugenio Nastasi » ]

Compreso tra necessità dell’assunto e forma calcolata, questo bel testo di Ottaviani ci riconduce, all’alba del nuovo anno, verso la riva dell’avventura umana dove dubbi e incertezze minano la consapevolezza. Ecco, credo, il senso di quel punto di domanda finale: non l’abbandono di una benevole catarsi, ma l’inquieta misura di chi s’appresta a sciogliere comunque gli ormeggi pure se il viaggio è carico di incognite.

 Domenico Morana - 06/01/2013 19:06:00 [ leggi altri commenti di Domenico Morana » ]

Come per la purificazione dell’aria altrove si bruciano focacce disidratate di sterco di vacca, burro chiarificato e riso, oggi ho letto al tramonto questo tuo inno al fuoco mistico della parola. Poco prima sfogliavo dei petali di versi che una rosa – Rosa Pelvica – mi aveva dedicato e li ricomponevo in un fiore di carta, da dimenticare tra pagine segrete; ma ora lo lascio volentieri qui, dove si sacrifica alla Parola, a testimoniare la sincerità del mio grazie, sia pure con prosaico commento, a un poeta come Paolo Ottaviani per la sua stupenda poesia.


Ora, che sia incendio ritrovato o tediosa luce in festa,
sembra ferma la parola sulle labbra al caso provvisorio,
dicendo amore amore al necessario, si radica silenzio,
nulla che sì fulmineo giunga, nulla ha domandato al fratello
o tra forme di fato lume, oppure aghi di pino, boato
d’universo è venuta, nuda vertigine, in lei è l’amore
del sempre che l’ombra antica va per il futuro seguitando
disperata di questo tempo, nel fiato di un adesso vinto,
lei non dimenticata, nata, confidato fra le mie mani
fuoco, lei guardiana di legge in ogni opera, lei divina
nei mortali, lei da pregare nei sacrifici, fiume in fiume.

 Emanuela Di Caprio - 06/01/2013 18:12:00 [ leggi altri commenti di Emanuela Di Caprio » ]

Questa poesia mi è piaciuta per le parole nuove per descrivere immagini che riportano a sensazioni conosciute, mi piace l’accostamento tra la morte e la nostra paura e l’incoscienza della natura e della bestia.

 ladolcetta - 06/01/2013 15:49:00 [ leggi altri commenti di ladolcetta » ]

Ottimo testo... grazie per il consiglio di lettura.

 Daniela Bonifazi - 06/01/2013 12:51:00 [ leggi altri commenti di Daniela Bonifazi » ]

La nascita dell’Universo! Evento fondamentale che ha sempre suscitato curiosità e inquietudine nella mente umana. In qualunque epoca l’uomo ha tentato di trovare il senso della propria esistenza, cercando risposte razionali e convincenti. La scienza si pone domande e formula teorie, per le tre grandi religioni monoteistiche Dio ha creato l’universo. Solo i poeti esprimono in versi il grande mistero, con passione e musicalità, con i propri dubbi e gli inevitabili interrogativi, lo smarrimento e la speranza. Poesia assolutamente pregevole. I miei complimenti, poeta!

 Cristiana Fischer - 05/01/2013 19:20:00 [ leggi altri commenti di Cristiana Fischer » ]

le parole, mai ricolme di luce, se non si accartocciano come la serpe e la foglia, sono pianto di "immaginaria" (come spiega Epicuro) morte ... se non c’è altro fuoco e altra carne... Sono tutte molto belle, le tue poesie!

 cristoforo - 05/01/2013 19:11:00 [ leggi altri commenti di cristoforo » ]

il ciclo della vita bella ed emozionante complimenti

 Carmelo Pirrera - 04/01/2013 21:10:00 [ leggi altri commenti di Carmelo Pirrera » ]

A me pare che la poesia, peraltro bella, concluda con una nota di dubbio, Pessimismo o speranza? optiamo per la seconda delle ipotesi col dubbio - stavolta nostro - che a dettarla sia la nostra paura. una specie di esorcismo o cosa?

 Anna Gatto - 03/01/2013 21:06:00 [ leggi altri commenti di Anna Gatto » ]

Molto bella e profonda! Il ciclico avvicendarsi della vita che ad ogni morte (apparente) si rigenera e rinasce più forte...più elevata!

 Alessio Tesi - 03/01/2013 14:34:00 [ leggi altri commenti di Alessio Tesi » ]

Angosciante e profetica, ma con una venatura di speranza. Le parole in ogni caso sono incastonate come mattoni. Complimenti.

 alfonso lentini - 03/01/2013 10:54:00 [ leggi altri commenti di alfonso lentini » ]

bella poesia, complimenti!

 Roberto Maggiani - 02/01/2013 19:42:00 [ leggi altri commenti di Roberto Maggiani » ]

Ho apprezzato moltissimo l’asciuttezza dei versi e la musicalità come d’acqua di cascata che s’avanza pacata dal fiume sullo strapiombo fino al boato finale dell’impatto, che si fa ascoltare anche da molto lontano, così i cinque stupendi versi finali. Grazie.

 Luca Soldati - 02/01/2013 13:31:00 [ leggi altri commenti di Luca Soldati » ]

Sì Paolo, "Fu quando la carne si fece verbo" (mi si perdoni l’autocitazione) che tutto ebbe inizio... molto bella! Come sempre d’altro canto.

Un abbraccio

 Adriano Cataldo - 02/01/2013 12:03:00 [ leggi altri commenti di Adriano Cataldo » ]

la conclusione della poesia, attraverso la domanda, non richiama a un nuovo inizio, che nella forma della serpe, della foglia, del vento si concretizza?

 Loredana Savelli - 01/01/2013 22:03:00 [ leggi altri commenti di Loredana Savelli » ]

La carne si muta in parola... nascono la consapevolezza e il desiderio, ciò che caratterizza l’essere umani, o disumani, a seconda che la parola sia autentica o meno.
Mi pare di cogliere questa sfumatura di senso nei settenari precisissimi e assai musicali.
La cura formale e metrica è una costante di Paolo Ottaviani, in tale struttura agilmente il pensiero si piega e si personalizza.
Complimenti!

 Ferdinando Giordano - 01/01/2013 20:56:00 [ leggi altri commenti di Ferdinando Giordano » ]

mostra i muscoli della lingua come un oblò.

buon anno

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