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al testo di Giovanni Ivano Sapienza
Bene
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Il bene ha un mormorìo sommesso di ciottoli al fiume dove il canto si leva e unisce concretezze di mani intrecciate lungo un’unica riva
E sì che sospiro, per un merletto non più abolito da fortuito amore, così mi appari ed esploro,con te,più sicuro, pergamene,pelli di giaguaro.
Pupille serbano un andirivieni candido nell’indaco delle Epifanie ed è questo paragonarsi all’aquila che dà calore e spezie agli affanni del tessere: l’angustia del nostro sentire distoglie il suo lucente pensiero, rimuove l’àncora brunita dei fondali.
Ed ecco,accolgo un narghilé di sfida,nell’aria rilassata ed ironica che sa stare al gioco di aquiloni mezzo librati nel soffio sapido di una tua carezza.
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