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Sul linguaggio

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Sul linguaggio (ovvero il trionfo della realtà)
(Boscotrecase 8/08/1970)

Eccomi in piedi stamani con l’intento di scrivere. Di scrivere grandi cose.
So già che saranno sciocchezze. Ho un dolore alla nuca. Ieri ho bevuto parecchio.
Così ho deciso di scrivere. Avrei voluto studiare. Sarà per domani.Si scrive meglio con la mano che col cervello. La mano scorre e si diverte a rincorrere le curve e gli angoli, sicura, il cervello trova sempre dei divieti d’accesso. Io ho il dolore alla nuca. Hai mai provato a ridere pensando?
Il pensiero è una cosa seria, è una maschera da teatro tragico. Il riso è solo delle labbra. E’ il loro slancio che travolge il pensiero. La felicità è tutta nel riposo della mente. Da vecchi, a volte, si potrebbe essere felici, quando il cervello se ne va in pensione; ma si tratta di una felicità monca. Essa è priva del valore attuale. Bisognerebbe invecchiare da giovani.
Sono tutte sciocchezze che parole in successione hanno la potenza di creare.
LA PAROLA E’ UN FALSO. E’ il desiderio di potere dell’uomo. E’ l’unica illusione che la bestia umana può alimentare. L’uomo parla, parla e crede di ingabbiare la realtà.
Pensa di muoverla come un burattinaio coi fili dei suoi segni o disegni. Crea il suo mondo su di un foglio di carta come il momento gli detta per il suo egoismo. Ma dietro al foglio c’è quella vera che ride, sorride in trionfo.


IL TRIONFO DELLA REALTA

-Nell’ultimo giorno, il più solenne della festa, Gesù si alzò e disse ad alta voce: Chi ha sete, venga da me e beva. Come dice la Scrittura, fiumi d’acqua viva scorreranno dalle viscere di chi crede in me-
Parole…….. Il tempo scandisce paziente le ore. L’orologio della chiesa è ancora più paziente: ripropone nuove dimensioni ogni quarto d’ora.
Ci si fa una cultura per sopravvivere. Ci si fa religiosi per sopravvivere.
Si ricorre sempre alle parole. E’ l’unico strumento di dominio dell’uomo.
I Romani non sapevano che farsene della cultura quando conquistarono il mondo. Poi non contenti, vollero anche la cultura, e, questa, rovinò le loro anime; pose avanti mille costruzioni, derivazioni, sfumature, ed essi, si persero dietro di esse. Volevano eternare l’impero e l’impero perì.
La realtà sorride di queste ragnatele.
Vede l’uomo arrampicarsi sugli specchi delle sue parole e sghignazza.
Ad ogni curva ella si presenta: l’orologio riprende a battere il suo tempo.
L’uomo avrebbe voluto imprigionarlo il tempo; lo ha diviso all’infinito.
Così fanno gli studenti con le sigarette: ne fanno due rompendole a metà; finiscono per buttar via due cicche, e, si rendono conto due volte di avere una sola sigaretta.
E’ proprio stupido l’uomo, una stupida bestia.
Credi tu che il mio cane pensi a morire? Egli non parla. Vive secondo natura, è meno stupido dell’uomo.
Altre parole…..
La verità è che noi dobbiamo creare, creare sciocchezze ma creare. Ognuno di noi deve farsi capitalista di un mondo effimero. Lo allarghiamo continuamente. Incassiamo e poniamo in banca.
La cassaforte di ognuno è piena di parole.
Di tanto in tanto si rimette in circolazione questo capitale col desiderio (illusione) di rimuovere il presente che è viscido, sfugge come una biscia dalle nostre mani. Fugge indietro e le mani, restano per acchiappare una nuova biscia destinata a sfuggire: ogni quarto d’ora suona l’orologio. E’ lo specchio della “coscienza”.
Quante bisce sono sfuggite?
Si va in chiesa: -Introibo ad altare dei,ad deum qui laetificat iuventutem meam-.
Parole….E’ il plagio degli umani. E’ un’autoipnotizzazione. E’ un modo di convincersi a parole.
-Beati pauperes spiritu, quoniam ipsorum est regnum coelorum-
E si eternizza la vita.
Si riesce persino a sorridere, se non si pensa, o, non accade che davanti alla chiesa si fermi un carro splendido di nero, otto bestie d’inchiostro ed una croce.
Salvatore Violante
(inedito)

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