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al testo di cristina bizzarri
Come gi sdraiata
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E tu piccola compassione - donna che sorridi al taglio nel tuo corpo provvisorio e come intinto in una nebbia che non chiarisce mai fin dove sia il principio - né la fine - mentre i congiungimenti pieghe irrisorie - sorrisi doverosi e stanchi sotto agli occhi. Di ben altro sai - sappiamo noi ben altro che quel povero mortificarsi delle carni quando rispondono ai rintocchi insistenti di mendicanti - il palmo nero nella mano a bussare conosciute, oltrepassate porte. Allora si prepara un focolare per l'inverno - si accoglierà chi entra fiero con la testa eretta - lancia che non spunta quella pena di saperci fascine quasi pronte per la fiamma. E simuleremo uno stupore antico - un gioco di ricami su una tela che fin da prime stanze fatte pietra qualcuno si provava a disfare ma il fondo rimaneva sempre oscuro. Anch'io su questa scena sono muta - dove nel dare un nome e solo quello non lasciano finestre per le cose. Allora ascolto il suono degli sguardi - non hanno mai le scarpe né i vestiti, soltanto una richiesta a mano tesa - gli offro un po' di terra che ha il mio odore e tremo nell'attesa - come già sdraiata.
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Cristina Bizzarri
- 19/09/2013 00:01:00
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Emilio: grazie, un abbraccio. Cristiana: eh sì! è proprio così: involontario e quasi necessario questo intreccio, che per fortuna fa vedere le cose con quello sguardo che solo una donna sa avere - una donna che sa del taglio, e che forse non è colpa o merito di nessuno. E che, prima o poi, capisce che chi entra - anche fosse a testa eretta - ha solo bisogno di carezze. Allora sa, sente, che il taglio contiene la vetta. Detto così è molto zen, ma rende lidea no?
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Cristiana Fischer
- 18/09/2013 22:04:00
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"E tu piccola compassione - donna" ha il senso doppio, di essere compassionabile e di compassionare, ed è questo intreccio - involontario e quasi necessario - il dramma di cui scrivi
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Emilio Capaccio
- 16/09/2013 20:32:00
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Il verso che mi ha colpito di più è questo: "...Allora si prepara un focolare per linverno..." e poi, la certezza che bisogna entrarci a "testa alta". E un giusto invito, a te stessa, a tutti...entrare a testa alta significa bruciare tutto dun pezzo, come un grande ceppo di quercia, e non a piccole fiammate che non risparmiano di certo il supplizio di smorire lentissimamente.
Ciao signora Verlaine.
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Cristina Bizzarri
- 16/09/2013 15:49:00
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Ringrazio tutti per le letture di questo testo tutto al femminile. A te Fausto in particolare vorrei dire che lho costruita su una sensazione a cui ho associato le parole "come già sdraiata": da lì sono partita per libere associazioni. Credo tu abbia perfettamente ragione: lho scritta infatti poco prima di addormentarmi, sul filo di un impulso a cui mi sono affidata, senza sgrezzare. Mi fa molto piacere la tua attenzione, in particolare i consigli che mi dai che trovo giustissimi. È proprio questo che aiuta a migliorare la scrittura, la critica e i suggerimenti. Quindi Fausto ti ringrazio per la tua attenzione - e più tardi rivedo. Non è tanto più bello sapersi letti in maniera partecipe e collaborativa? Un caro saluto.
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Lorenzo Mullon
- 16/09/2013 15:47:00
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È nella natura del poeta farsi mangiare, il nostro corpo è un groviglio di simboli che si possono dipanare solo a morsi. Ma è giusto così, di noi deve restare solo una fioca luce, su cui ci imbarcheremo per la prossima avventura.
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Loredana Savelli
- 16/09/2013 15:18:00
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In questa sento molto la tua intimità, la misura del tuo sentirti (piccola, inerme, proprio nella parte femminile). Per me scorre bene, e laddove è più contorta, leggermente, si ha la sensazione di un dialogo interiore, un vero e proprio faccia a faccia, sottovoce. Mi piacciono molto le tue poesie sul femminile.
Ciao!
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Fausto Torre
- 16/09/2013 14:22:00
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Cristina, qui hai sempre delle belle cose, ma anche delle altre che mi lasciano un po’ perplesso. Ad esempio il quarto verso non lo apprendo bene perché nella poesia tu sai che è sempre meglio lasciare che sia il lettore a immaginare, a sentire. Una volta detto nebbia, secondo me, potevi evitarlo interamente. Non aggiunge né accresce nulla di ciò che avevi detto. Così hai dei versi faticosi fino a occhi. Che avresti potuto rielaborare. Anche quelle carni, quasi fanno pensare a qualcosa di non così felice per questo contesto. Credo sia scelta migliore dire della carne (anche se rimane termine difficile da collocare) Dire fiero e poi testa eretta suona a me pleonastico, tautologico. Un po come prima. Il verso che attacca con la E (e simuleremo) lo farei incominciare senza la e o altrimenti. Così suona (avrebbe il piglio sonoro) come la ripresa di un ritornello. Sarà il suono della esse dopo la e congiunzione: determina sempre qualcosa di rischioso. Fatica ancora un poco fino a oscuro, poi chiude molto meglio. Spero che la mia restituzione ti possa rimanere gradita, al di là di ogni personale scelta e valutazione
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Franca Alaimo
- 16/09/2013 12:32:00
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Una "terribile" poesia che mette a fuoco la natura femminile, aperta allamore come al disastro per amore : fascine sempre prossime allincendio ( ma cito a memoria; non è il verso esatto). Sotto questi versi possono raccogliersi tutte le donne per cercare riparo a quel dolore e insieme a quella certezza di esserci come metafora di un cammino verso linconoscibile, verso laltra celeste immagine dellAmore.
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Luciana Riommi Baldaccini
- 16/09/2013 01:52:00
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"e tu piccola compassione - donna...": forse è proprio questa "con-passione" ad affinare la percezione di una condizione esistenziale nella quale convivono pietas e dolore, lucidità ed emozione, intensità e quiete. Per non parlare dellelegante musicalità e dellefficacia poetica delle immagini! Ciao Cristina, buona notte.
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Amina Narimi
- 16/09/2013 01:25:00
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hai disegnato un 8 che si sdraia un infinito modo provvisorio un giorno a giorno come cibo portando sotto il tetto le carezze nei granai ogni parola per il freddo -fatto spazio nei cartoni dei colori per i fiori abbiamo riordinato il porticato nascosto bene lorto su in radura- i frutti dimenticati saran maturi con le pere cadranno con la prima neve, e col nevone avremo il viso bianco_in_volta contaminando il CircoStanTe con lamore terminale della nostra libertà a chi senza scarpe né vestiti chiuderà nella mano un po di terra
*come istinto nella nebbia io Ti vedo oltrepassare la mia porta sorridendo lo stupore sotto gli con lazzurro di una tela che ha le trine per un canto nel dare un nome, e solo quello,a mano tesa e se tremiAmo nellattesa è Certo un dono
Sei Speciale! Nannanotte
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