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al testo di Amina Narimi
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Salendo le scale del condominio di tante esistenze, è da sotto le porte di casa che scivola ed esce la famiglia riunita con l’odore dei tortellini tra i piani confondo il mio solo di latte nella tazza all’adagio di Mahler tocco di nuovo la terra nella mia stanza allargo le braccia come fossi un uccello e l’incenso per fare domenica, l’altra metà del cielo la forza è ballare tra bestie del passato a fermare il dolore. E' resilienza a volte la sera rotolar giù dal letto per quell’unica fioca candela, da basso dove viene la musica, a piedi nudi in giardino bagnarsi con le sagome nere degli alberi fare quel passo e un ritmo di_verso danzare nel chiaro del legno e l’erba per fiume lasciarsi rivivere, sentirsi a casa tra gli abeti e la ripida sporgenza del Natale : le pareti sono nude, le finestre le radici una dentro l’altra trasparenti sono tre e una pozza di luce al davanzale è vederti bianca nel buio della mente tenere insieme il mondo col nostro più antico theremin fino ai rami fino alla chioma assorbiamo la pioggia suonando toccandoci senza le mani “né legno né corde né crine”
Con l’aria siamo vicine coi seni che mi hanno fatto crescere mangeremo la luce agli odori.
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