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Su scuola e lavoro

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Ormai dovrebbe essere evidente per chiunque che sta straripando una dittatura economico-finanziaria. Uno dei più importanti indizi si disvela nel dibattito sulla scuola che è diventato martellante nei salotti televisivi. A cominciare dai conduttori, in combutta con accondiscendenti esperti invitati, si vogliono convincere le persone che è necessario che scelgano dei percorsi di vita, e quindi dei lavori, funzionali alle esigenze di coloro che detengono il potere economico-finanziario. Insomma non possiamo essere liberi di seguire i nostri talenti ma dobbiamo essere al servizio delle esigenze del mercato che per lo più richiede una preparazione professionale o tecnica o lavoratori manuali. Naturalmente chi appartiene alle élite può invece scegliere liberamente il proprio percorso di vita e, in definitiva, anche di cazzeggiare, cosa che in questa classe fanno in molti. È una formidabile involuzione sociale che abbiamo già sperimentato nelle società basate sul censo. Quello che ritengo grave è che professori universitari, intellettuali e persino politici e sindacalisti sembrino approvare questo progetto o comunque non abbiano il coraggio di criticarlo pubblicamente. Trovo stupefacente che nessuno faccia due domande ovvie: tu giornalista o professore universitario o intellettuale perché non hai scelto una scuola professionale o tecnica o un lavoro manuale? E i vostri figli che tipo di percorso stanno facendo?

 Angelo Ricotta - 11/09/2018 16:11:00 [ leggi altri commenti di Angelo Ricotta » ]

Completamente d’accordo con le tue considerazioni. Mi piacerebbe anche sapere come stanno messi i laureati che hanno un’età maggiore di 34 anni (non riesco a capire come mai tutte le statistiche e persino i provvedimenti legislativi si fermano a 34-35 anni. Ma uno che ha 35-36 anni o più ma non è ancora riuscito a trovare un lavoro che deve fare? Suicidarsi?).

 Elisa Falciori - 11/09/2018 14:43:00 [ leggi altri commenti di Elisa Falciori » ]

A me sembra che questi dibattiti siano più un invito al pragmatismo che la volontà di penalizzare i talenti posseduti...riporto qui una statistica trovata sul sito Money.it:

"I laureati di età compresa tra i 20 e 34 anni che hanno un’occupazione sono circa 1,2 milioni in Italia ma il 28% di questi, quindi circa 348.000 giovani, risulta sovraistruito ossia occupa una posizione professionale per la quale non sarebbe necessaria la laurea: praticamente quasi il 30% dei laureati italiani si trova costretto ad accettare un lavoro inferiore alle proprie aspettative."

Io penso che l’istruzione prima di diventare possibilità di occupazione, debba essere intensa personale gratificazione.
Grazie per i tuoi sempre interessanti post Angelo, e buona giornata!

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