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quasi lora che sei entrata nel silenzio

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È quasi l'ora che sei entrata nel silenzio, 
madre -
quello che di poco precede il duro letto
e i fiori senza vita nel tempo tuo di marmo.
In fuga per la vita ti restavo accanto -
anticipavo addii con la vergogna dentro.
Inutilmente.
Nessuno a offrire un varco al tuo respiro fermo -
tradito dietro al buio prima che cantasse il gallo.
Così rimango sveglia - non mi chiamerai -
non chiami più nessuno tu, con il vestito lilla
già pronta per partire -
un viaggio dove è quieta la tua mano - sempre quieta -
muta a ogni saluto.
Così rimango sveglia - non ritornerai -
l'aria della notte sale e scende ignara
come una preghiera nel mio torace vuoto,
sola come il fumo in una chiesa sconsacrata -
nero crocifisso dove ardeva il Salvatore.


 Fausto Torre - 04/01/2014 16:38:00 [ leggi altri commenti di Fausto Torre » ]

mi ha fatto piacere leggere questi ultimi vostri interventi.
Ognuno fa il ritratto di se stesso. A volte sottovalutiamo la virtualità, mentre invece, per la sua natura maggiormente scrittoria, rivela forse i tratti più profondi della personalità.
E il rischio di cattiva interpretazione è sostanzialmente identico a quello della realtà fisica.

  Cristina Bizzarri - 04/01/2014 16:37:00 [ leggi altri commenti di Cristina Bizzarri » ]

A te. Fa bene, sempre, quello che dici.

 Lorenzo Mullon - 04/01/2014 15:48:00 [ leggi altri commenti di Lorenzo Mullon » ]

Le nostre vere capacità stanno nell’essere semplicemente noi stessi. Ognuno è un miracolo, a modo suo, se sa trovare la miniera che è.
I geni non esistono, la definizione di genio è un bluff, buona solo per vendere aria fritta ad un pubblico inconsapevole. E comunque, ogni "genio" lo diventa solo per grazia ricevuta, nessuno si può autocostruire da zero, o inventarsi delle qualità che non possiede, e che piovono solo dal cielo, comunque lo vogliamo intendere.
Persino la volontà è un dono. E la pigrizia non è una colpa, cosa c’è di male nella pigrizia? I sassi sono pigri? E gli alberi? E i poeti? Parassiti! È tutto un non senso di giudizi prodotti dalla nostra cultura dell’efficienza e del successo, siamo davvero malati.
Fosse almeno un’efficienza per creare cose belle, e durevolmente belle...
Grazie, Cristina.

 Cristina Bizzarri - 04/01/2014 14:47:00 [ leggi altri commenti di Cristina Bizzarri » ]

Certo che fa bene Lorenzo, come quando la sera ci si spoglia, se si è donne (o magari anche uomini a volte ) ci si strucca - e ci si vede così come si è. E non si può proprio fingere, si sa quello che si è. Poi si è liberi di continuare - o meno - i giochi di ruoli. Ma credo che ognuno sappia con esattezza le sue vere capacità, e tutto quello che lo status symbol, il mercato e merdai (scusa) vari possono raccontarci - e guadagnarci sopra - non tolgono nulla al fatto che un cretino è un cretino, uno in gamba è uno in gamba, un genio un genio, et ainsi de suite. Credo che stare qui, discutere, scoprirci, sia di grande aiuto. Io, quasi sessantenne insegnante in un istituto professionale, mi prendo sul serio non prendendomi sul serio, e creo i miei testi con il gusto di un piccolo artigiano dilettante, felice che qualcuno li apprezzi - qualcuno che spesso ne sa ben più di me ma ci vuole poco - e sapendo che qualsiasi cosa mi si dica, e il piacere o l’inquietudine che io ne possa provare - io rimango una tizia che qui, soprattutto, si sente in compagnia di persone che nell’insieme le piacciono. Il discorso dei mercati antropofagi purtroppo è esteso a tutto, anche alla scuola. Poverini i ragazzi che devono faticare per non essere rincitrulliti dai luoghi comuni che spesso gli adulti (tra cui mi ci metto anch’io) gli propinano. Ma credo abbiano le risorse per ripulire la fogna che hanno intorno, ci vorrà del tempo. E ci sono diverse isole felici a saper cercare, no?

 Lorenzo Mullon - 04/01/2014 14:26:00 [ leggi altri commenti di Lorenzo Mullon » ]

opps, collane editoriali, non editrici, pardon...

 Lorenzo Mullon - 04/01/2014 14:18:00 [ leggi altri commenti di Lorenzo Mullon » ]

Cara Cristina, non per voler chiudere l’argomento, anzi per volerlo riaprire, perché prima o poi bisognerà pure affrontarlo questo dannato argomento, di quello che è stato, e in parte perdura, l’inquinamento della poesia, e dell’arte in generale, in Italia e ovunque, dovuto alla bestia nera del mercato, all’assegnazione dei premi Nobel, e ai sotto premi vari. Si sono create delle caste, nei giornali, nelle case editrici, nei partiti, di cui nessuno ovviamente parla, in pubblico almeno, con privilegi inauditi e vere e proprie dittature. Nessuno parla di quanto la cultura di massa abbia fatto male alle nostre coscienze, creando ambizioni e aspettative davvero fuori luogo. Arroganza presunzione e follia potrebbe essere il titolo di questo racconto dell’orrore, con un folla di mostri come protagonisti. Per dirne solo una, una soltanto: ci fu un periodo in cui organizzavo degli incontri di poesia, a Milano, con uno spirito davvero da ingenuo. Invitavo i poeti "ufficiali", che arrivavano con i loro accompagnatori rigorosamente in fila indiana, secondo un ordine gerarchico prestabilito. Vere e proprie cordate poetiche. Quale lo scopo, quale il senso? Maestri e discepoli? All’inizio pensavo così. Magari! Rispecchiavano il potere assunto dai diversi figuri nelle case editrici e nei giornali, o nella politica, e in ballo c’erano, e ci sono in parte ancora ancora, stipendi da capogiro, collane editrici in cui pubblicare, finanziamenti pubblici, festival della letteratura etc... persino assegnazione di case "popolari" in pieno centro. Un vero schifo, da cui sono appunto scappato. Possibile non ci sia nessuno storico o critico letterario, o studioso di antropologia o di antropofagia, che se ne occupi???
Ringrazio il cielo per essere scappato dalla metropoli, e per questi quattro anni di camminate in montagna, che mi hanno quasi guarito dall’angoscia provocata da quelle vicinanze, per fortuna relative, ma opprimenti e mortifere.
Ogni tanto, però, le cose ritornano a galla, quando si parla così a ruota libera, di quello che succede o è successo...
Perdona lo sfogo, ma spero che sia utile a qualcuno, magari ci si riconosce, per le umiliazioni subite e l’infinito stress, e gli faccia bene.

  Cristina Bizzarri - 03/01/2014 23:28:00 [ leggi altri commenti di Cristina Bizzarri » ]

Mi è piaciuto assistere a posteriori a un dibattito appassionato e appassionante. Mi sento un pochino una Sévigné che ospita nel suo salotto uomini e donne d’ingegno e, magari, ascoltando e rimanendo in disparte, si fa un’idea delle varie personalità
che ha ospitato. Grazie dei vostri interventi, ognuno si attaglia secondo me alla perfezione al ritratto che mi sono fatta di ciascuno di voi. Anche mia madre, che non aveva fatto scuole alte ma adorava Proust, si sarebbe seduta con la sua immancabile Marlboro e avrebbe sorriso con quella dolcezza sarcastica e triste che la rendeva lunatica e affascinante. Domenico, mio diletto, la Carte du Tendre ti aspetta ...
Un buonanotte particolare a Loredana, anima eccellente del salotto recherchiano.
Vi voglio bene. :-)

 Fausto Torre - 03/01/2014 22:56:00 [ leggi altri commenti di Fausto Torre » ]

neanche a me piace l’esegesi. Mi parrebbe di tornare a quelle parafrasi e note critiche della scuola superiore. Intollerabili.
Mi scuso ancora per le intromissioni. In ogni senso.
E’ che a me i commenti elogiativi possono anche stare bene, ma solo se mi spiegano perché una cosa è fatta bene. Sennò mi annoiano, non ci trovo alcunché di interessante. Preferisco chi mi dice brutte cose. Mi diverto di più. Mi incuriosisco. Mi animo. Non sopporterei invece la maleducazione.
Un giorno il mio maestro mi disse: se uno stesso brano lo suono io, con gli stessi tempi, con la stessa tecnica, con la stessa precisione di uno come, che so, Pollini Maurizio, giusto per dirne uno universalmente riconosciuto, il pubblico preferisce sempre il secondo, perché evidentemente ci sono delle cose, nella sua esecuzione, che improvvisamente non si notano, ma non mancano.

Grazie a tutti per la pazienza. In realtà mi sono trastullato in questi giorni, prima di tornare ai castranti doveri. Buona continuazione.

 Giovanni Baldaccini - 03/01/2014 22:32:00 [ leggi altri commenti di Giovanni Baldaccini » ]

Non si può fare solo esegesi, ed io infatti non ne faccio anche perché non ne sono capace. Me ne asterrei comunque, anche se trovassi quelle che per me potrebbero essere imperfezioni stilistiche - e per me lo stile conta - perché dal testo promana anche qualcos’altro che conta lo stesso se non di più. Mi riferisco alla dimensione umana che, se anche con eccesso di parole, parla e dice molto. Forse dico questo perché so da dove quella dimensione emana ma, anche se lo ignorassi, lo direi lo stesso perché quella dimensione dolente è di un’evidenza estrema ed anche questo è significato. Dunque un testo può esser letto in molti modi; per me deve parlare, qualsiasi sia il modo in cui lo fa, ma non è detto che ciò che per me parla ed ha importanza debba suonare allo stesso modo anche ad altri. Comunque, le parole aiutano.

 Lorenzo Mullon - 03/01/2014 21:19:00 [ leggi altri commenti di Lorenzo Mullon » ]

Sembrava che non fosse così, con Francesco Leonetti, un gigante, per carità, però aveva dei motivi anche editoriali, per sostenere la parte, sai quando ci sono degli interessi concreti da difendere, roba politica, penso, finanziamenti... avevo proposto di rifare Milano Poesia, mi bloccarono, e fu un bene, perché mandai al diavolo tutto e tutti, e mi misi a fare il poeta ambulante, olè!
Scusa anche me, Cristina, per l’invasione... ma è colpa di quel pettegolo di Domenico...

 Domenico Morana - 03/01/2014 21:10:00 [ leggi altri commenti di Domenico Morana » ]

Ma dici a me (Lorenzo)? (The Niro - Taxidriver)
Dici a me? Allora ti do un bacio perché diciamo le stesse cose:

- La deriva sia verso ovunque. La porta è là.
(S’intende da aprire, non nel senso di mettere alla porta... forse sarò stato poco felice... ma per me il senso è quello dell’apertura).

- Do what thou wilt shall be the whole of the Law

- Nothing is True, Everything is Permitted

Quanto al child on the tower, se non ha ancora perso i capelli come me, ne faccia trecce da innamorarne o scenda e guardi chi è rimasto lassù e si chieda di cosa possa aver bisogno più di chi sta a piano terra.

Leonetti? Non mi risulta. Da che è Poesia la si fa con le parole, questo è tutto, per quanto ne so. E i poeti sono sempre gl’innamorati delle parole, raramente corrisposti.


Riciao, Cri

;)

 Fausto Torre - 03/01/2014 20:35:00 [ leggi altri commenti di Fausto Torre » ]

ops, spero non sia stato il mio intervento a generare questa grandiosità di contro risposte.
In ogni caso, parlando di imperfezioni, mia nonna diceva sempre: gioia (era il suo modo di chiamarmi), dipende da qual è l’imperfezione. Come per le persone che si dichiarano nel bisogno, dipende da qual è il bisogno.
Ad ogni modo, mi rendo conto che su questo sito ci sono presenze di notevole spessore e preparazione, alle quali io non ho nulla di interessante da proporre.
Non può che farmi piacere.
Domenico, mi è piaciuto molto barocca rea confessa innocente rotondità.
In effetti, chi può dirsi innocente a questo mondo?
Aoh, tengo solo 47 anni. Ora non pensiate che io sia così old!
;-)
p.s. grazie Cristina per lo spazio.

 Lorenzo Mullon - 03/01/2014 20:24:00 [ leggi altri commenti di Lorenzo Mullon » ]

Guarda, caro orfano di trecce, che è proprio dello stile autoritario delle generazioni anziane lo smontare gli altri con ironie ideologiche, non cadiamo nella trappola, evviva la libertà d’espressione!
A Milano, anni fa, Leonetti mi aveva violentemente apostrofato con un lei è un innamorato della parola poetica... non ho ancora capito che male c’è ad essere innamorati, mah, sarà stato invidioso...

 Domenico Morana - 03/01/2014 20:01:00 [ leggi altri commenti di Domenico Morana » ]

Chiedo scusa a Cri se non mi dilungherò a commentare il suo testo che pure mi colpisce tanto per il suo denso fervore.

Approfitto invece, maleducatamente, della sua ospitalità che so per certo in campo neutro (so quanto mi vuol bene e che mi perdonerebbe ben altro o quasi) per dare metaforicamente fiato a un mio personalissimo delirio sotto a una torre dalla cui cima sembra che non possano srotolarsi trecce per innamorate scalate e invece no.

E mi riferisco a quello che m’è sembrata solo una incomprensione, tra commenti e repliche, nel recente benvenuto a valente poeta da valente poeta, a proposito di ironie da una parte, rese fin troppo sottili dall’esperienza (in senso blakiano) ed emergenze di barocca rea confessa innocente rotondità dall’altra (blakiana pure, ma sull’innocenza ho qualche dubbio).

Imbuco dunque un delirietto a uso dei credenti.

“Così non s’esce dalle simultanee derive dell’arcipelago della poesia verso le rive della musica o della pittura o di altre umane arti che subirono già nel diciannovesimo secolo in occidente un’accelerazione dovuta all’apparizione di poeti come Mallarmé e Rimbaud - per citarne solo il binomio dell’antinomia normativa che ha caratterizzato tanta Recherche sulla vera essenza della poesia, ora anelandosi in musica, per esempio con il sublime fallimento di un René Ghil sul versante di una sottomissione fonosimbolica elevata a trattato metodologico, o con i traguardi altissimi di un Olivier Larronde, che però sarebbero stati pagati con l’oblio se non contaminati coi lieviti di una precoce ronsardizzazione via Verlaine (ma è questo il grande dimenticato, il più grande, l’Homme); e dove la poesia si faceva visionaria lo fece con un dettato spinoso e immusicale inimitabile e generò sì titani, ma di un’altra razza: impensabili i Klein, Pollock, Fontana, Burri & co. se non nel vento di quelle suole fanciulle, e veri figli legittimi, maggiori e più responsabili e consapevoli di quelli postumi ottenuti dal lascito seminale in provetta di un amputato che certo non s’augurava una prole affetta da tabe eidetica, quella che i cerusici in buona fede battezzarono con nomi strampalati come Poesia Visiva o Poesia Concreta.

Ci fu chi tentò una sintesi; così Santo Artaud le Mômo si trovò - virtù in mezzo, bollata di follia - a generare ciclopi glossolalici in veri corpi danzanti “senza” (sans) organi: l’Himalaya delle Lettere tuonò crocifisso gridando a Baudelaire: Padre, perché mi hai abbandonato? Fu ed è un gran teatro dell’Essere. Strano che la sua Via sia più apprezzata e valorizzata in Oriente, forse là gli umani sono più pazzi e più santi.

Concludo questo breve delirio, spero non sospettabile di saccente inquinamento delle pure fonti da cui deve sgorgare un contributo d’anima sincero, ricordando almeno due più recenti derive: poesia mantrica (e rinvio a una facile ricerca sul web per quanto di interessante ne ha scritto Tommaso Iorco con riferimento al nostro Arturo Onofri o alla poesia di Sri Aurobindo), e la meravigliosa imperfettibile imperfezione a cui allude l’illuminato Nando.”
Ecco, si tratta solo di un augurio: che, soprattutto nel far poesia, per l’orda lunare di Gog e Magog, s’avveri la profezia dei Conviviali di Pascoli: “Sboccò bramendo e il mondo le fu pane.”

La deriva sia verso ovunque. La porta è là.


“Do what thou wilt shall be the whole of the Law” - Aleister Crowley

“Nothing is True, Everything is Permitted” – W. S. Burroughs


Che pettegolo che sono, pero!

;)

 Loredana Savelli - 03/01/2014 18:49:00 [ leggi altri commenti di Loredana Savelli » ]

Un genere di poesia che non si smette mai di scrivere.
Ciao Cristina, buon anno, hai iniziato con grande dolcezza.

  Cristina Bizzarri - 03/01/2014 14:01:00 [ leggi altri commenti di Cristina Bizzarri » ]

Nando, grazie a te per il tuo commento così sentito e come sempre profondamente e intelligentemente umano. Sei un Amico qui alla Cerca, un amico vero. Ciao.

 Ferdinando Battaglia - 03/01/2014 13:41:00 [ leggi altri commenti di Ferdinando Battaglia » ]

Se sguscio il testo, mi rimane in bocca il sapore di un vissuto, autentico e doloroso; e nonostante il retrogusto sia alquanto amaro, lo assaporo nella forma che la poesia offre alla nostra umanità, per trasfigurare anche il lutto nel Bello. senza entrare nel merito "tecnico" che non mi compete per ignoranza, riconosco che tutto è perfettibile e ogni artigiano cerca la propria perfezione; ma non ridurrei l’essenza della poesia alla perfezione formale, la consegneremmo senza resistenza al codice binario, con il quale anche un pc casalingo potrebbe trasformarsi in novello Dante (tra l’altro, proprio ieri leggevo a proposito degli haiku, l’elogio dell’imperfezione... oppure più o meno così).
Grazie Cristina, è sempre un dono leggerti e leggerti nelle parole così intime e dolorose; e chiedo
per l’intrusione in altro argomento.

  Cristina Bizzarri - 03/01/2014 13:36:00 [ leggi altri commenti di Cristina Bizzarri » ]

Grazie a tutti. Fausto, individui i punti che non sono riuscita a dire diversamente. Infatti sono tutti risultato di correzioni mal riuscite. Devo rivederla, ci tengo a questo mio momento. Grazie, è incisiva la tua presenza, e di aiuto a una più distaccata osservazione.

 Fausto Torre - 03/01/2014 13:08:00 [ leggi altri commenti di Fausto Torre » ]

come ti ho detto altre volte, la tua sensibilità poetica mi colpisce. Delle volte mi rimangono delle perplessità, come ancora nei seguenti casi che voglio esprimerti: l’ora che sei è di quelle cose della lingua parlata che solitamente fanno sobbalzare, per quanto possa, una espressione come questa, dirsi licenza poetica, non credo sia qui il suo caso ottimale.
Io spesso leggo ad alta voce i testi per capirne il contenuto sonoro, e in -oppure scompariva- mi sembra che quello scoppiettare di p sia in netto contrasto con l’immagine, disturbandola alquanto. Sarà che il termine oppure non mi affascina più di tanto. Non saprei.
-Sorda a ogni tenderti la mano- mi sembra invece una contorsione inutile e poco funzionale. Perché usare il verbo, cos’è, mezzo sostantivato?, obbligandosi a quell’uso del termine ogni, il quale comincia a diventare troppo comodo, alla pari di un senza (?).


 Luca Giordano - 03/01/2014 10:21:00 [ leggi altri commenti di Luca Giordano » ]

La sincerità e il vissuto quando sono veri fanno poesia.
Bella anche se dolorosa.
Ciao Luca.

 Marco G. Maggi - 03/01/2014 10:06:00 [ leggi altri commenti di Marco G. Maggi » ]

Sento più che mai il vibrare delle corde profonde della tua anima, cara Cristina. Poesia che nel suo struggimento e bellezza diventa consolazione: almeno te lo auguro di cuore. Un abbraccio, Marco

 Lorenzo Mullon - 03/01/2014 09:12:00 [ leggi altri commenti di Lorenzo Mullon » ]

Una madre come la poesia, che sta entrando nel silenzio straziandoci il cuore

 Adielle - 03/01/2014 08:33:00 [ leggi altri commenti di Adielle » ]

Vibra questa materia e mi accosto con cautela fino al bordo per sentire meglio ogni sospiro che non se ne perda una goccia, è la mia stessa vita che viene raccolta e mi ricordo di Alvaro quando per qualche istante ancora rimase mio padre per consolarmi della malattia ottusa che lo colpì sul calar della sera sulla sua vita di una volta.

 amina.narimi - 03/01/2014 08:02:00 [ leggi altri commenti di amina.narimi » ]

È stupenda. è di una bellezza che il cuore se la porta via, che piango ignara delle mie parole che ripeton " calmati" ... la pelle del mattino è così sottile che può andare ovunque fino ad abbracciarti forte, fino a lì, dove sei, con Lei

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