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Le rondini

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Per giorni e giorni sotto le finestre
Udimmo le laboriose betoniere,
I caterpillar, il rullo compressore.
Nelle brumose sere d’inverno,
il vociare, i fischi, i richiami
degli operai sulle impalcature:
Si lastricavano le strade,
Si restauravano le facce dei palazzi,
Si faceva cosmesi delle chiese.
Il Comune sparse a primavera
Uno spray fino, inodore.
Nessuno se n’accorse.
Le prime a morire furono le mosche:
Atterravano sui marmi di cucina
Sui pavimenti, pesanti, sonnolente
Spirando dopo breve agonia.
Poi morirono i ragni e le formiche
Che abitavano i vasi dei balconi.
Un lunedì mattina,
Sul marciapiede di Via D’Azeglio,
Morì la prima rondine,
Le ali conserte al ventre gonfio.
Un negoziante sull’uscio di bottega
L’indicava ai passanti: gli occhi fissi,
Immobile, a tutti indifferente.
Morì come le mosche.
Dopo tre giorni, sulle strade,
Giacevano i corpi cenerini
D’innumerevoli rondini.
Camminammo sul soffice tappeto
Delle loro piume.
Il quarto giorno respirammo
Un fetore putrido e greve.
Il Comune le caricò su carri
Ai roghi eretti in periferia.
Per molti giorni
Densi fumi appestarono l’aria.
Da allora le strade furono pulite.
Eravamo pronti a ricevere i turisti
I capi di stato, i ministri, ma noi tutti
Avemmo l’impressione
Di vivere in una città morta.
Larve noi stessi di un diafano nitore
Abitammo gli antichi campanili,
I nidi deserti attorno alle campane,
I cornicioni dei palazzi.
Posammo sui fili della luce,
Volammo nel cielo delle strade,
Ma quello che fu a tutti evidente
Fu l’impressionante silenzio.
Eravamo incapaci di cantare


 Titti Ferrando - 27/07/2009 10:05:00 [ leggi altri commenti di Titti Ferrando » ]

Prosastica, drammatica e intensa di presagi.
Una bella poesia che lascia la bocca amara.
Ciao Salvatore.

 Loredana Savelli - 27/06/2009 13:41:00 [ leggi altri commenti di Loredana Savelli » ]

La strage (le stragi) degli innocenti.

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