LaRecherche.it
Scrivi un commento
al testo di Amina Narimi
|
||||
Una vena d'argento nel buio del risveglio distesa come lunga tela bianca,chiusa da lenzuola, accompagna il chiarore della casa. e tutto un sogno mescolando nel colore, come in certe tele di Bonnard oltre la porta di una stanza, in fila al cielo, un’ultima stagione più segreta, nell’ordine del vento, l’aspettazione della sera.
Nel rito di restituzione dell’attesa: il vento viene, dove è entrata quella luce canta di un luogo sacro- Chiusa la porta. Tu sentissi il silenzio che mi accoglie. E' il silenzio dei libri, i primi davanti agli occhi. L’urna di mammet,e le rose che profumano sotto, la pirite, un piccolo libretto, il guscio dell'ananas, e il cestino di Sevres con i frutti di Pennabilli. Li tocco tutti sai? Li tocco. E' commozione. Spariscono i rumori delle ore, le voci del giorno la persuasione i consigli gli aiuti le questue le interpretazioni - Con la forza del suo corpo per potere guardare con fermezza il mio dolore, battezzarlo ogni mattina a colazione, proteggendo il pane con le mani coprendo il suo chiarore, dentro lo spiraglio scavando una benedizione. Solo allora posso lasciare la casa vuota come una madre che mi aspetta fino a sera rientrando poi nel suo segreto, una voce sottile e silenziosa, dove il tempo è solo spazio sul vuoto delle braccia che mi tiene.
|
|