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al testo di Maura Pot
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Nell’aria smossa dalle mani
in un applauso lungo e fiero, concedi il volo di un pensiero ad una fenice rossa senza ali. La messa in scena di fuochi fatui si allunga in una sola direzione e non trova altra dimensione dove allargare nuove prospettive. Le ciglia trattengono polvere e le dita stringono lacci inutili di calzari stanchi e senza suola. La chiave gira a vuoto nella toppa ma s’apre un varco tra le nuvole e il palco damascato mi avviluppa tra fitte trame di miti e favole. Assorbo liriche di cantori greci e mieto versi sul nostro giaciglio trattenendone uno nel mantello mentre tu respiri il mio risveglio. Non mi accarezza la mano incerta, non segna il passo il piede intrepido. Non volo più e aspetto la pioggia ma a bagnarmi è solo umore tiepido. E sarà l’onda di quel bianco dentello a farti rotolare indietro senza posa fino al mattino di quel tempo remoto: tu eri il mio eroe ed io la tua sposa. Il resto della spesa è solo un soldo affondato nella tasca per ricordo col valore di un’icona antica o di un frammento di cristallo. |
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