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al testo di Amina Narimi
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Quando nasceva un bimbo Loro andavano a prendere un bozzolo Da tenere accanto al nascituro Perché lo aiutasse a riempirsi di fantasia.
Nella prima pancia, ormai assolutamente semplice, tutto si sta compiendo, la propria fine la propria immensità. Nel cenno del mistero, ti prego di infilare il dito oltre la pelle nella ferita del costato penetrando nella carne viva non è cecità della mente inchinata al dolore è un itinerario che può comprendere l’oscurità, che si alimenta di domande, che sale sui sentieri, per alture Sottile è il Signore, senza il fiore delle domande dai tanti petali non si ha il frutto delle risposte
Eccede attraverso un incontro e ora i miei occhi ti vedono, prima di trovare, solo dopo ti cerco. Nel cuore ho la carne, l’evento di un’umile anima quando mi muovo, quando parlo, anche quando disegno il fiore di una cipolla, e mi sembra di piangere, è solo una questione di sguardi per accompagnare qualcosa d’invisibile “alla sua incalcolabile destinazione”
un movimento di Realtà con questo solo tesoro: se vedo un albero che cammina dentro la sua foglia disegno una mano che si alza e la sua luce, dal braccio che attira a sé grani di stelle, inondando i campi di rami gli occhi neri del prato che s’inchinano nel freddo di questo marzo buono, a un punto della corsa. Andiamo, come amore,
coi modi invisibili del cuore, toccandomi un disegno. Allunga la tua mano. L’albero lo farà passare, la massima carezza è così Unica, vicina all’atto della creazione. Apre alla gioia
Allarga con grande respiro e riposa dove ti aspetta per l’albero più alto che è nel tuo corpo, un figlio da crescere nella prima pancia
Opera: Il cielo di Claudio Parmiggiani |
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