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al testo di Glauco Ballantini
L’ultimo natale
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Le scale, una porta e un corridoio come tanti, con l'acre odore ospedaliero; poi l'ingresso nella stanza.
C'eravamo tutti. La sera del giorno di Natale. Da sempre il Natale, o il secondo giorno, eravamo da lei ad Antignano; stavolta le condizioni di salute la relegavano in ospedale ma quasi per un accordo c'eravamo dati appuntamento tutti in quella stanza. Ancora una volta nonna riusciva a passare il Natale con noi, nipoti, figlie e parenti prossimi. Ci aveva tacitamente convocato.
Che differenza c'è tra una stanza piena e una vuota? Enorme. E la sua era colma, e poi noi continuavamo a parlare di cose varie, non solo di lei, era una riunione familiare. Per lei, l'osservazione dal suo letto, l'immagine della vita che sarebbe continuata. L'ultimo atto non poteva che essere così, davanti a se aveva tutte persone che, in sua mancanza, non ci sarebbero state o comunque non si sarebbero mai conosciute tra loro.
Non eravamo più all'ospedale, anche gli odori del Natale ce li eravamo portati da casa; li avevamo sui vestiti, sui capelli e sulle facce tristi. Ma li avevamo. Era il giorno dell'ultima volta, e meglio non avrebbe potuto essere. Quando mi sono avvicinato per salutarla le ho dato un bacio sulla fronte. Non glielo avevo mai dato. "Poi torno a trovarti" - le dissi. "Ciao." - mi disse piano. "Come nonna?" "Ho detto ciao."
Io non lo sapevo, ma lei sì, che sarebbe stato l'ultimo.
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Glauco Ballantini
- 14/09/2015 21:57:00
[ leggi altri commenti di Glauco Ballantini » ]
Grazie Giacomo, mi piace avere un tuo commento per i racconti. Verissimo che basta guardarsi intorno per trovare storie da raccontare. Allinizio non pensavo ce ne fossero, ma è straordinario quante storie ci circondano.
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Giacomo Colosio
- 14/09/2015 06:43:00
[ leggi altri commenti di Giacomo Colosio » ]
bello, carico di pathos...ma è così, basta descrivere la realtà della nostra vita e nasce un feeling col lettore, si genera quella commozione reale, nl senso del "muovere con"... aveva ragione Henry Miller, quando disse in un suo libro poco noto, credo sia Primavera nera: parla di te, della tua città, della tua strada e parlerai di tutto il mondo. ciaociao
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