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al testo di Amina Narimi
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Mentre beve lucidissima d’un fiato le splendide membrane della notte è così vasto il dono di mia madre che scende nella stanza delle rose con le mani giunte sopra gli occhi
è da lì che la vedo danzare con la voce nuova di mio figlio- l’ascolto del suo polso unito al mio- al passo di chi torna fra le labbra con un’ostia, che diventa quella luce, che canta quel che sai, come ogni anno, la più bella fioritura tra le cose
..nell’immenso lascia che si posi una sera così rara, tra i solchi della pelle, un’iride, dal nulla-
per essere vicina ed invisibile corrente primitiva nella carne-
sul sentiero che fa dell’anima una terra smarrisci il fiato, tra le dita, la dolce discesa dello sguardo, nella tana dell’inverno |
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