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L’acuto finale

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L’ACUTO FINALE

 

 

E’ notte inoltrata

quando queste mie ali,

consunte dal tempo,

mi hanno portato

all’ultimo approdo.

 

Sono arrivato da solo,

crollando stremato

sul ramo

affollato di giovani figli

 e fratelli

già da tempo in riposo,

ma sono arrivato.

 

Nessuno mi ha atteso,

nessuno mi ha accompagnato

nel viaggio

un tempo esaltante

e pieno di nuove scoperte

ed ora fonte

di angosce

e di incertezze assolute.

 

Ma sono arrivato,

col cuore in tumulto

e le ossa spezzate

sono tornato

al mio nido,

al solito posto

conosciuto

e accogliente.

 

Qui, dove tutto

scorre immutevole,

ho assaporato

la vita,

ho fabbricato

la vita

ed ho volato,

incontrastato signore,

per molte stagioni.

 

Quando il mio fiato

era lungo

tutti ascoltavano

attenti

le mie indicazioni

le mie decisioni

per un volo compatto

e senza le insidie

di un ambiente

in agguato.

 

Volavamo felici

in un’unione

totale

che ci rendeva

più forti

e convinti

di arrivare alla meta,

sognata e

lontana.

 

La stagione della pienezza

vissuta

nelle esperienze

crescenti

di convinzioni

comuni

e di illusioni

sognanti,

sembrava infinita.

 

Ma ora

arrivo da solo,

con stento

e fatica,

e senza nessuno

al mio fianco

che voglia

sprecare

il suo tempo.

 

Una legge spietata,

ingiusta

ma che immutabile

riporta

il mio stanco pensiero

a mio padre

che semplice

e grande

accettava

la vita

e il suo corso.

 

Sono arrivato

e vedo le cose

che hanno riempito

di gioia

i miei occhi,

le vedo di nuovo

ed è una fortuna

vederle

anche se fosse

per l’ultima volta.

 

Non so se,

il prossimo inverno,

potrò rifare

il viaggio,

se queste mie forze,

finite,

stiano svanendo

assieme alla vita.

 

Forse

 i dolci paesaggi

a me conosciuti

potranno

rinverdire

la linfa

e  rinnovare

le logore

piume.

 

Forse,

ma un animo stanco

non può

affrontare l’ignoto

senza la forza

delle certezze,

senza la spinta

di un motivo

in evoluzione.

 

Volate,

voi che potete,

per evitare l’inverno

volate senza di me

e forse un stagione

più mite,

o una mano pietosa,

faranno di me

l’amico

il padre

il fratello

che attenderà

il vostro ritorno,

in primavera.

 Piergiorgio - 02/11/2014 19:01:00 [ leggi altri commenti di Piergiorgio » ]

Nella meraviglia di una poesia tutta una vita che scorre come un fiume in piena e si acquieta alla foce...un canto che commuove per la sua sincerità e brilla di parole autentiche e pesanti come macigni...un caro saluto e un abbraccio

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