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al testo di Amina Narimi
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È la prova più grande, nell’oscura sorgente giacimento di luce, di forza chiamata ad aprirsi, nel colpo di tuono
ricordando che siamo già nati ti accompagno, padremio... camminiamo fino al nucleo del nostro matrimonio per partorire il figlio che ora vede che emerge dalla madrenera, coscienti della luce che essa porta
il taglio nei polmoni è la breccia che conduci sull'altare - nell’orecchio, meraviglioso nato da un silenzio così grande, labirinto e mandala dell'avventura umana nella conca che contiene l’Om - fino all’apertura, all’effetha che unisce la dura madre con la pia lungo tutta la salita dell'albero vitale
è il mare dei midolli che si ritira per brillare fino alla camere nuziali dove si spande in bianco la corona col suo primo raggio, col corno d’Amon e i capelli piantati nel cielo, illuminati.
Sono tutta la donna che canta, tua figlia, la sua preghiera silenziosa, nella lingua madre di un bambino, sotto le coperte, eppure, tu, mi guardi come se corressi annidata nell'utero invisibile del bosco, dal buco notturno della stanza con un suono ulteriore, minuta, per rendermi forte alla vita l'orecchio più debole, in fondo
nella mia corsa a perdifiato per sottrazione prendo forza all'ospedale, dall'assenza che rinasce la potenza e il salto nudo, per vedere, attraverso le ossa della carne, l'abisso della gioia, nella piena del tuo andare, udendo per la prima volta spandere il tuo tesoro:
il ritorno dell'eterno, che coincide con l'origine di tutte le parole nella bocca. Madre, il tutto che ci manca, in cui manchiamo, nel sublime, c'è, nell'albero in travaglio la Fratellanza di una notte umile, al separarsi delle sue mattine, al chiaro venuto dentro gli occhi lanciato in direzione di quel sole che pulsa come un tronco a filo d'acqua che ti siede sopra il cuore come un frutto
è mansuetudine al vento prealpino negli specchi rosa dell'anima all'aperto lo scintillio che fa spiragli tra le mani lasciando per visione ciò che manca come tra le gole di montagna o camminando per Palmira abbagliati dalla polvere del cielo, stesa al suolo con un filo..
Con un filo all'orizzonte c'è mio padre, di un blu assoluto, che rimane |
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