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Mussolini e i ladri di regime

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Canali/Volpini Mussolini e i ladri di regime

(Gli arricchimenti illeciti del fascismo)

 

 

Il libro di oltre 200 pagine, inizia dal mito dell'onestà fascista e della questione morale, poi analizza l'arricchimento di alcune delle figure eminenti del ventennio.

Si tratta di una ricerca dettagliata e mai noiosa quella proposta dai due autori su questo capitolo di malaffare, sconosciuto ai più.

Si inizia con Alessandro Pavolini il duro e puro del regime, che da protetto di Galeazzo Ciano diverrà suo implacabile nemico al fatale Processo di Verona.

Fiumi di danaro per l'attrice Doris Duranti e contratti cinematografici pilotati per l'amante del Robespierre Nero.

Finale: l'attrice lamenterà uno “scippo” da parte dello Stato di 30 milioni, la famiglia invece concorderà la restituzione di soli 250.000 lire a rate.

Questo perché la legge stabilì che solo i beni “acquistati “ nel solo quinquennio anteriore il 25 luglio del 1943 potevano essere oggetto di indagine sugli illeciti arricchimenti!

Roberto Farinacci il ras di Cremona; l'inchiesta sull'ex ferroviere valuterà nel 1949 il suo patrimonio in 600 milioni di lire e agli eredi basteranno 8 milioni per chiudere il contenzioso.

Edmondo Rossoni, ex sindacalista rivoluzionario, definito la migliore forchetta del Regime, concorderà con l'Erario la restituzione di 26 milioni e rotti...

Guido Buffarini Guidi, ministro dell'Interno, riuscì tra l'altro a mettere le mani anche su beni ebraici, il suo patrimonio illecito sarà valutato oltre 10 milioni.

Capitolo importante quello della famiglia Ciano; il conte Costanzo ed il celebre figlio Galeazzo.

Gli eredi concorderanno nel 1951 la restituzione di ben 25 milioni, il 10% degli illeciti accertati!

Non fece però parte dei beni un capolavoro di Boldini regalato a Galeazzo da Göring che l'aveva “prelevato” da casa Rothscild.

Nel clan Petacci, oltre a Claretta, beneficiaria di un budget di 200.000 lire mensili, l'intera famiglia era economicamente favorita. In particolare Marcello, fratello di Claretta, si evidenziò con i suoi numerosi traffici con la Spagna.

Come per i Ciano e Mussolini la magistratura nemmeno provò ad approfondire i fondati sospetti di sostanziosi depositi in banche svizzere.

Per quanto riguarda Mussolini, lo Stato non riuscì a farsi restituire il castello di Rocca delle Camminate, per una “vendita truffaldina” effettuata a suo tempo da Mussolini alla moglie Rachele. L'immobile fu da questa venduto nel 1962 per 45 milioni. Rachele venne comunque sanzionata per 20 milioni (versati in contanti).

Capitolo a parte invece per le proprietà immobiliari dei nipoti.

Conclusione: il libro demolisce il mito del Fascismo onesto, popolare e austero ma pure quello del Duce, dalle cui tasche non cadde un solo centesimo!

 

 

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