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al testo di Salvatore Zeno
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C'è un momento perché guardi dopo il cielo, mio momento per spogliarmi e rivestirmi. In silenzio mio vedere. Mio momento che ci sei, di là del firmamento ne fai uno e lì verrei, nella confusione di un quadro di vapore e vento bianco, vento celeste, vento nero, fantasioso esordio farà il vero.
Mio momento ora guarda, in ginocchio e fortunato che ti dico, metto in piedi un ricordo granello per granello, un gusto dolce ma non troppo ché tu beva e io dosi in un poema a chiunque senta e voglia ascoltare che mente e cuore sanno strade opposte a chi si tocca. E se non mi credessi pensa per esempio al venire di quel tempo, all'equilibrio di essere immortali, a braccia aperte dalla commozione, a quanto sia un bisogno gridare a volte in tondo che la verità è più pura immersa nel dolore perché ripudia le paure.
Mio momento, che sei al nascere un baccello un poco schiuso, ti danzerò sulla carta di una storia punto per parola e, mentre l'odore del tuo corpo sarà appena un gusto, sarai così grande e io così piccolo, un portento, una cicatrice che dentro satura il cammino del primo istante della luce dove il nostro cibo cuoce e solo tu puoi trasformare ciò perché fluisca da una mano.
Guardo seppur non vi sia niente. So che potrò aggrapparmi a te e scrivendo ti vedrò. |
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