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... venti-trenta-quaranta...

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…20-30-40…

e gli altri che volano

nel soffio ignaro d’essere respiro

.

Si ritrova il corpo

(se la Dea lo vuole)

con la sua coperta lisa

senza averla chiesta

fra i brividi

di una mangiatoia

.

Ah, se non ci fosse il senso delle mani

a svestire ciglia agli occhi

(L’ora sarebbe ferma nell’uguale

senza calma della piatta,

ieri non passerebbe all’oggi

che dubita il domani.

L’orbita d’un uovo

coverebbe dentro il suo sentire

anima midollo

o come lo si vuole,

a vita  coi calzini corti

che hanno battiti d’amore.

I rivi  per le vie

onde di tesori

spettro visibile di luce

d’esperienze preziose )!

  

Ma quando il desiderio

non garrisce,

e dai sogni scivola in pensiero

affacciato al sorriso di un balcone

su un mondo che lo guarda

a specchio

nella supina convenzione …

della mesta coperta si ricorda

e della sua prigione

 

 

 Cristina Bizzarri - 20/12/2014 09:26:00 [ leggi altri commenti di Cristina Bizzarri » ]

Eraclitea e bellissima nel suo desiderare invece un attimo eterno eppure vivo e pieno, inimmaginabile forse. Però quelle rime in fondo non mi convincono, mi sembra la restringano ...

 Sara Cristofori - 19/12/2014 10:06:00 [ leggi altri commenti di Sara Cristofori » ]

lo scorrere del tempo che soffoca gli aneliti interiori che ancora sanno di gioventù in un corpo che non può più attendere futuro, questo ho letto in questa tua così profonda :)

 Nando - 18/12/2014 20:36:00 [ leggi altri commenti di Nando » ]

"Nel soffio ignaro d’essere respiro", un verso capolavoro di montaliana eco: "ciò che non siamo, ciò che non vogliamo".
La bellezza della poesia di Elsa, sgorga anche dal "conflitto" tra l’artista e la "realtà" come costruzione culturale rigida, cristsllizzata, disattenta alla carne viva dell’umano. Non la leggo poesia del sentimento che muta segno al manifesto, ma come voce di un sentire "primo" rispetto alla modalità di codificazione, da qui credo nasca a volte il tratteggio crudo ma non crudele della sua scrittura, la denuncia inclemente della disarticolazione delle relazioni, la rivalsa di un avvertito altro possibile.
Nella seconda strofa lo "stupore" esistenziale mutua l’immagine di sé da un’icona deprivandola del senso oruginario, per rafforzare l’apparenza di un destino mortale percepito come assurdo e non voluto, non scelto; però c’è il "senso delle mani/a svestire ciglia agli occhi" (che bella immagine per dirci tutta l’ingannevolezza delle apparenze ricercate come unica risposta al vivere) a riportarci al duro inevitabile scorrere del tempo. L’ultima strofa è, secondo me, un gioiello di riflessione profonda e filosofica coniugata nella bellezza formale di versi, poiché spiega ed argomenta che "quando il desiderio/non garrisce", allora il corpo "della mesta coperta si ricorda/e della sua prigione". "Ecco", sembra dire Elsa, solo il desiderare ci libera dalla prigione del tempo e delle convenzioni che vogliono una conservazione atemporale impossibile, mentre è sempre possibile trasferire il pensiero nel sogno, trasformarlo in sogno e viverlo almeno come trascendenza di una realtà, amarlo come potenziale altrove del reale.


Come sempre ho solo balbettato l’insufficiente inadeguato inidoneo a dire tutta la bellezza poetica di Elsa.

Ciao Elsa

 Silvia De Angelis - 18/12/2014 09:19:00 [ leggi altri commenti di Silvia De Angelis » ]

Quei cambiamenti nel tempo inflessibile, capaci d’accentuare un senso d’inedia che cova dentro noi...
Raffinatissimi, come sempre i tuoi notevoli versi, buongiorno Elsa, silvia

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