LaRecherche.it
Scrivi un commento
al testo proposto da Manuel Paolino
|
|||
Ricordate l’oggetto che vedemmo, anima mia, Quel bel mattino d’estate così dolce: Alla svolta d’un sentiero una carogna infame Sopra un letto seminato di sassi,
Le gambe all’aria, come una donna senza pudore, Bruciando e sudando i veleni, Spalancava con noncuranza e cinismo Il suo ventre pieno d’esalazioni.
Il sole lanciava i suoi raggi su quel marciume, Come volendolo cuocere interamente, Restituendo centuplicato alla Natura Quanto essa aveva insieme mischiato;
E il cielo contemplava la carcassa superba Come un fiore sbocciare. Il puzzo era tale, che sull’erba stavate quasi per svenire.
Le mosche ronzavano su questo ventre putrido, Da dove uscivano i neri battaglioni Di larve, che colavano come un liquido denso Lungo gli stracci della carne.
Tutto discendeva, risaliva come un’onda, O si slanciava brulicando; Si sarebbe detto che il corpo, gonfio di chissà quale soffio, Vivesse moltiplicandosi.
E questo mondo rilasciava una strana musica, Simile all’acqua corrente e al vento, O al grano che il vagliatore con movimento ritmico Agita e volge nel vaglio.
Le forme si cancellavano fino a divenire un sogno, Uno schizzo lento a compiersi, Sulla tela dimenticata, e che l’artista completarà a memoria.
Dietro le rocce una cagna inquieta Ci guardava con occhio offeso, Spiando il momento in cui riprendere allo scheletro Il morso che aveva abbandonato.
– Eppure voi sarete simile a quell’immondizia, A quell’orribile peste, Stella dei miei occhi, sole della mia natura, Voi, mio angelo e mia passione!
Sì! Tale sarete, o regina delle grazie, Dopo l’estremo sacramento, Quando andrete, sotto l’erba e i fiori grassi, A marcire fra le ossa.
Allora, mia bella! Dillo ai vermi Che ti mangeranno di baci, Che io ho conservato la forma e l’essenza divina Dei miei amori decomposti!
(Tratto da I Fiori del male - Spleen e ideale, traduzione di Manuel Paolino)
|
|