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al testo di Ottavio Brancalion
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Ecco il giorno che rincorre se stesso a luci spente, e dagli alberi alterni spunta una fiamma all’oscuro riflesso bruciare lenta i nostri attimi eterni
Fughe mute van tacitando porte, punti ritorti rullan nella mente piano, col fiato in mano si fa piano adagio, col cuor in gorgia va adagio
Alitano le bocche per due volte sul tempo battente applausi cosmici tramano molti desideri audaci Scottano dita e suonano buste
L’occhio lunare strizza di luce facce mappe di cioccolato m'appaion sincere il tempo scorre e l’Amore affamato cresce come alture laviche osar l’Etere
Tarda è l’ora in cui si ritorna ma si rimane, trillano api arrovellate dal miele d’Agape impazienti di succhiar nettare d’attenzioni di chi vuol godersi il Giorno dell’Incontro “ci riporta via, come la marea, la felicità”
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