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al testo proposto da Manuel Paolino
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Per i sentieri del cielo arrivò la luna gridando le sue chiarezze innevate di lumache e dardi. Nella chitarra del vento la brezza con dita fini cantava una canzone d’argento. Con il suo sorriso d’arcangelo che non si mangia le unghie, la bambina disse ridendo sotto il capriccio di luna: – Io sono stata sirena una notte di ombre vellutate. Sopra i miei muscoli madreperlacei potevano brillare luci di stelle. Madrepore e coralli tra il buio marino piangevano le loro solitudini dalle pupille salmastre dei dorati delfini. Schiene d’argento e di luna. Sabbia delle stelle. Cristallerie di schiume in un mondo dove sognano i tulipani di nebbie! – Bambina mia, dai tuoi occhi è molto lontano il mare. Forse sei stata un astro luminoso; ma sirena, mai. – Una colombaia di tritoni ho visto sul fondo passando. Perchè tu neghi che sono stata una sirena del mare? Se neri sono i miei capelli, là sono stati colorati con tinta di calamaro e ombre di notte morta; se non sono chiari i miei occhi è per il pianto forse: perchè il dolore è nero anche sul fondo del mare. – Bambina mia è che sulle tue labbra non c’è il sapore del sale. Forse sei stata una stella; ma sirena, mai. (Traduzione di Manuel Paolino) |
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