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Il gatto ... pensante

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 C’era una volta un gatto … pensante.


 “Impossibile!”, diranno i lettori che non amano farsi prendere in giro, ma dovranno ricredersi, perché la realtà è molto più ricca di quanto si creda.


 In una notte di luna piena, d’estate, vicino a un pagliaio, una gattona aveva partorito una numerosa nidiata di cuccioli.
 Il nostro protagonista non ricordava come e quando fosse venuto al mondo. Un’impressione gli era però rimasta. Nella sua piccola mente restava un’ombra immensa, come di una montagna, da cui sgorgavano diversi ruscelli di un liquido caldo e ristoratore. A quei ruscelli gli sembrava di essersi abbeverato molte volte e per molto tempo, ma tutto era così indistinto da non poterne avere un’immagine chiara. Ricordava però che non era solo a ricorrere a quelle fonti dissetanti. Altri sembravano ricavarne lo stesso gradimento. Più tardi, quando aveva cominciato ad allontanarsi da quella montagna per esplorare i dintorni del suo nido familiare, aveva capito di avere dei consanguinei, con i quali giocava, aggredendosi, ma senza farsi male.
 Tra i tanti, ne preferiva due: una femmina e un maschio, con i quali erano avvenute le sue prime avventure.
 Nulla di particolare, ma avvertendo una gran voglia di cacciare, riusciva a coinvolgerli in infantili aggressioni ad altri animali piccoli e indifesi.
 Era un po’ il capo banda e i due lo seguivano, ovunque egli andasse.
 Non erano passati molti mesi, quando, allontanatisi inavvertitamente ed eccessivamente dalla madre, non seppero più ritrovare la strada del ritorno.
 Vagarono così in tante direzioni, ma quella giusta non erano riusciti a trovarla. Non si persero d’animo: erano in tre e si sarebbero aiutati a vicenda per sopravvivere.
 Si erano sfamati ripulendo le ciotole di altri gatti già sistemati. Non si sentivano in colpa ed erano sicuri che i danneggiati avrebbero capito quello che era successo ed avrebbero ottenuto dai loro custodi il risarcimento dei furti.


 Furono mesi davvero indimenticabili. Liberi e senza pensieri poterono perlustrare un vasto territorio e godere la varietà dei rifugi che la natura metteva a loro disposizione.
 Non solo. Avevano avuto tante soddisfazioni a catturare gli animali di cui si sentivano più forti, ma avevano anche avuto molta paura quando erano stati inseguiti da qualche cane. Allora si rifugiavano sui rami dell’albero più vicino, e di lì gli mandavano il loro miagolio di derisione.


 Dopo molto tempo, accadde un fatto assolutamente nuovo. Si ritrovarono in un vasto giardino dove stavano giocando due bimbe di pochi anni. Non avrebbero saputo come spiegarlo, ma era nata una reciproca simpatia. Le bambine, Anna e Emma, avevano incominciato ad accarezzarli e i tre gattini ne avevano accettato volentieri le attenzioni. Quando le bambine richiamarono l’attenzione dei genitori, chiedendo di poterli trattenere presso di sé, anche i tre gattini si consultarono e
concordarono che forse era il caso di accasarsi.


 Era una scelta difficile, che forse li avrebbe privati della loro assoluta libertà, ma non si poteva disattendere il desiderio di due bambine così tenere e simpatiche.
 La decisione fu presa e per loro iniziava un’altra vita, che avrebbe potuto riservargli molte sorprese piacevoli.

 Anna e Emma li vollero chiamare: Neri, il più vivace, Bianca e Duccio gli altri due.


 Per i tre gattini, la giornata incominciò ad avere una scansione più regolare.
 Non avevano più bisogno di cercare il cibo come un tempo, quando il pensiero di mangiare era assillante e dovevano cogliere tutte le occasioni per procurarselo.
 Ora, Anna e Emma glielo facevano trovare pronto ad ore stabilite e quindi la loro vita aveva acquistato più agio e meno preoccupazioni.
 Durante il giorno qualche volta si annoiavano, e dormivano troppo, ma la sera, soprattutto nella bella stagione, quando le bambine andavano a letto, ritrovavano il gusto di andare in giro, di conoscere altri luoghi, di esercitarsi nelle loro innate inclinazioni.
 Si arrampicavano sugli alberi, salivano sui tetti delle case, e, quando il cielo era sereno, si sedevano incantati a guardare il cielo stellato.
 Così le abitudini di un tempo non erano state completamente abbandonate.


 Un giorno però Neri e Duccio avevano avuto una cattiva sorpresa. Mentre dormivano, Bianca doveva essersi allontanata. Non vi fecero subito molto caso, ma alla sera non era ritornata. Pensarono che avesse voluto concedersi qualche scappatella, ma non era ritornata né il giorno dopo né successivamente. Forse si era innamorata e li aveva abbandonati per seguire un nuovo compagno.
 Il loro dolore fu grande, ma un po’ alla volta riuscirono ad accettare la nuova situazione.


 Trascorsero così circa due anni e Neri dovette subire un’altra delusione.
 Anche Duccio, senza avvertirlo di nulla, si era allontano e non si era più fatto vedere.
 Il suo dolore era forte e riuscì a superare il momento difficile grazie alle attenzioni di Anna e di Emma.
 La sua vita trascorreva ora più monotona e, ad un certo punto, senza che riuscisse a spiegarselo, aveva completamente perso la voglia di rincorrere i topi, che era sempre stato uno dei suoi divertimenti preferiti.
 La sua vita era diventata molto sedentaria, incominciò ad ingrassare e a dormire un po’ troppo.
 Ma in questa sua nuova condizione, avvertì anche stimoli nuovi e si accorse che nella sua mente si formavano dei pensieri sempre più frequenti e non del tutto banali.
 Durante il giorno, rispondeva alle attese di Anna e Emma, giocava con loro e non si faceva mai negare.
 Durante la notte invece, contrariamente a loro, restava molto sveglio, e si aggirava nei dintorni della loro casa per cercare di ritrovare un po’ del suo passato.
 Anna e Emma si lamentavano che dormisse troppo, ma non era vero. Era in stato di riposo fisico, ma la sua mente stava dimostrando che anche un gatto sa pensare, e talvolta alla grande.


 Neri, magari di sottecchi, osservava tutto quello che accadeva intorno a lui e un po’ alla volta aveva acquistato la capacità di capire, non sempre molto bene, i discorsi degli abitanti della casa che lo ospitava.
 Non solo i discorsi che riguardavano la loro vita familiare, ma anche quelli che si riferivano agli avvenimenti di tutto mondo.
 Inoltre, quando poteva sdraiarsi tranquillo, da qualche parte, all’interno della casa, non si lasciava sfuggire tutte le notizie che giungevano da una fonte illuminata che chiamavano televisore, quasi sempre acceso.
 Dopo molti mesi di riflessione, credette di capire che sul pianeta non tutto andava per il meglio, che c’erano tante ingiustizie e che sarebbe stato necessario cambiare profondamente le cose.
 Prendendo spunto da tutto quello che aveva ascoltato, riuscì a formulare dei pensieri sempre più complessi.
 Avrebbe voluto avere la voce per esprimere quello che sentiva e che pensava, ma questa impossibilità non gli impedì di organizzare un discorso completo.


 L’elaborazione era stata lunga, ma alla fine pensò che, se avesse potuto, avrebbe convocato, in un punto del pianeta, tutti i gatti del mondo e li avrebbe fatti miagolare all’unisono, coprendo ogni altro rumore, per rivolgere agli abitanti del globo terrestre questa accorata perorazione.


 “Donne! Uomini! Fermatevi! Riflettete sul vostro futuro!
 Se continuerete a comportarvi in questo modo distruggerete questo splendido pianeta.
 La natura è stata generosa con voi, vi ha dato la possibilità di goderne tutte le bellezze, ma voi la state distruggendo.
 Anche i vostri rapporti sono incomprensibili. La vita purtroppo è breve, ma tutti potreste viverla bene e in pace. Invece siete sempre in lotta tra di voi. Non siete mai riusciti a convivere senza continui conflitti, anche cruenti. Smettetela!
 Usate la ragionevolezza. Siete biologicamente tutti uguali. Basta con le intolleranze. Frenate i vostri istinti più deteriori.
 Non bisogna pensare solo al proprio interesse. La solidarietà è il valore più importante della vostra esistenza.
 Nessuno dovrebbe essere lasciato solo, nell’indigenza e senza istruzione. Basterebbe accontentarsi dello stretto necessario e non far mancare a nessuno i frutti che la natura vi dona.
 Anche le meraviglie del vostro ingegno dovrebbero servire a far star meglio tutti.
 Occorre pensare al bene comune e non sprecare la vita solo per egoistici arricchimenti.
 Dovete agire per un cambiamento radicale che dia dignità a ogni essere umano e crei le condizioni affinché il passato resti solo uno sgradevole ricordo.”


 Questo pensava Neri, nella sua ingenuità. Ma non era altro che un sogno. La realtà era molto diversa.


 Neri era ormai un gatto anziano, grasso e con poche forze. Ma essere riuscito, lui, un gatto, a portare i suoi pensieri ad un livello così alto, gli faceva sperare che, un giorno, anche tutti gli uomini e tutte le donne vi sarebbero potuti arrivare.

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