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al testo di Elsa Paradiso
Ai piedi di una Croce
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All’angolo di un bar c’era la via e piccoli tavoli tondi. Cerchi vuoti, o spruzzati di vita che sostava e partiva. Lui sedeva con la sua barba antica sempre allo stesso posto la mano su un foglio bianco a vagare <Scarabocchi per le mosche che passavano> lo sguardo a tratti alzava alto in cielo su azzurro o grigio così nero profondo baluginante fiammelle <immaginifico> gli ero di fronte quando entrai nel mondo suo dell’attimo divenendo notte puntellata di stelle … che ai piedi di una Croce pregava
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Silvia De Angelis
- 28/03/2015 11:16:00
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Incontri di sguardi e anima per unaffinità di pensiero che dà colore alla vita... Sempre bello leggerti, Elsa, buon sabato,silvia
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Sara Cristofori
- 26/03/2015 21:09:00
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è un trailer in bianco/nero questa tua, bella strabella :)
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Cristina Bizzarri
- 26/03/2015 13:13:00
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Che bella. Personalmente, la preferirei senza alcune inversioni che a mio avviso tolgono intensità al tuo splendido testo.
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Laura Costantini
- 26/03/2015 10:13:00
[ leggi altri commenti di Laura Costantini » ]
Buongiorno Elsa, non posso fare a meno di dirti quanto mi sia piaciuta questa tua poesia, che mi viene da chiamare composizione: ogni parola evoca unimmagina e allo stesso tempo evoca di essere simbolo, così mentre scorre il film della vita reale, contemporaneamente scorre quello della vita interiore.
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Lorenzo Mullon
- 26/03/2015 08:13:00
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non facciamo altro che scarabocchi per le mosche che passano niente di più la croce potrebbe essere di tutto e nei fatti lo è un segnale stradale uno strumento di tortura un qualcosa che tende al centro oppure dal centro verso ogni direzione un abbraccio un taglio alla Lucio Fontana un orizzonte infilzato da un raggio . . . i simboli dicono e non dicono allinfinito a meno di non interpretarli in modo rigido dogmatico e lì si scatenano le paranoie o forse sono solo scarabocchi per mosche che passano
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