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Come possono essere tristi

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Come possono essere tristi

i giorni assolati d’estate?

Azzurrissimo il cielo e gli alberi

con il verde nuovo, i muri

e i cancelli assaliti dalle rose.

Ma tu cerchi la nuvola, l’ortica

tra l’erba di un giardino, il ramo

seccato…qualcosa che incrini

quest’armonia

pronta a cedere di schianto, fragile

vetrata d’aria e di corruttibili colori.

 

Siano pure i corvi,  il loro nero

gracchiare,  a frangere

l’ immobilità

in minuscoli frammenti di luce.

Saranno più lievi i tagli, sommesso

il clamore dell’azzurro

-      questa deriva spossata di luce.

 

E vorresti una misura per l’incontenibile

cielo, una profondità impossibile. Lo sguardo

presagisce solo il rameggio scarno degli alberi,

la pioggia…

geometria scontata dei giorni.

Rari i segni, e confusi.

L’aria sa di cose andate, bruciate

al fuoco di mille estati.

 

Che attendi, seduto sul muretto

calcinato dal sole?

 

Qualcuno sotto lo stesso sole canta.

Sconosciuta dolcezza.

 

 

 Laura Costantini - 27/04/2015 09:51:00 [ leggi altri commenti di Laura Costantini » ]

mi pare che tu descriva il tuo senso di incapacità, il tuo sentirti inadeguata a contenere la perfezione di un cielo azzurrissimo, sei portata verso la frattura, ma in realtà aspiri a che qulla frattura diventi un varco e ritrovare la dolce voluttà della serena contemplazione.
mi è molto piaciuta.

 Lorenzo Mullon - 27/04/2015 09:38:00 [ leggi altri commenti di Lorenzo Mullon » ]

molto bella
armoniosa, musicale
dentro di noi c’è sempre il tu che arriva a guastare la meraviglia
ed è naturale che sia così
la consapevolezza di quello che siamo va conquistata, o forse riconquistata
dobbiamo scrollarci di dosso secoli e millenni di pazzia
l’ossessione del controllo della vita
degli altri
degli altri tu

 cristiana fischer - 27/04/2015 09:28:00 [ leggi altri commenti di cristiana fischer » ]

no no, sei riuscita benissimo a trasmettere quella frattura! intendevo che non esiste misura tra io e tu, nemmeno al tu interiore, a cui probabilmente parlavi

 liliana zinetti - 26/04/2015 10:14:00 [ leggi altri commenti di liliana zinetti » ]

@ Cristiana
Il tu è usato per definire una frattura con l’io che osserva, o meglio un contraddittorio tra la narrazione di un paesaggio e uno stato d’animo, lo stesso che esiste tra la luce accecante e la stasi di certi giorni d’estate e il movimento dell’ombra che la addolcisce; il concretizzarsi di un volo, sia pure di corvi nero contro il sole. L’attesa di qualcosa che si riveli, qualcosa che vada oltre lo scorrere dello stagione (non un invito a fermarsi) forse solo la dolcezza da così troppo tempo perduta da diventare estranea.
Queste le intenzioni, i sentimenti che dal tuo commento sento che non sono riuscita a trasmettere. Grazie per la lettura.

@ Amina. Grazie :)

 Amina Narimi - 25/04/2015 21:59:00 [ leggi altri commenti di Amina Narimi » ]

"Saranno più lievi i tagli, sommesso
il clamore dell’azzurro
- questa deriva spossata di luce."

è come sentirti deglutire...stupenda

 Cristiana Fischer - 25/04/2015 19:20:00 [ leggi altri commenti di Cristiana Fischer » ]

Dialoghi con un tu che pretende di penetrare l’incontenibile cielo, inviti a fermarsi alla "geometria scontata dei giorni" e mostri a esempio chi "canta./Sconosciuta dolcezza" ma non esiste "misura", probabilmente neanche tra io e tu, a chi parli?

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