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al testo di Liliana Zinetti
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Come possono essere tristi i giorni assolati d’estate? Azzurrissimo il cielo e gli alberi con il verde nuovo, i muri e i cancelli assaliti dalle rose. Ma tu cerchi la nuvola, l’ortica tra l’erba di un giardino, il ramo seccato…qualcosa che incrini quest’armonia pronta a cedere di schianto, fragile vetrata d’aria e di corruttibili colori.
Siano pure i corvi, il loro nero gracchiare, a frangere l’ immobilità in minuscoli frammenti di luce. Saranno più lievi i tagli, sommesso il clamore dell’azzurro - questa deriva spossata di luce.
E vorresti una misura per l’incontenibile cielo, una profondità impossibile. Lo sguardo presagisce solo il rameggio scarno degli alberi, la pioggia… geometria scontata dei giorni. Rari i segni, e confusi. L’aria sa di cose andate, bruciate al fuoco di mille estati.
Che attendi, seduto sul muretto calcinato dal sole?
Qualcuno sotto lo stesso sole canta. Sconosciuta dolcezza.
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