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Scrivi un commento al testo di Ignazio Salvatore Basile
Il Canto di Giuda

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Prologo

1. Il mio nóme nón èra
sinònimo di infamia,
prima che quélla séra
l'ignòbile ignominia

2. di quel bacio sulla guancia
a Gesù, mio rabbunì
io déssi.Fu pròprio lì,
il ricòrdo il cor mi trancia,

3. nell'òrto dégli ulivi,
che consumai il misfatto.
Ma chièdo un nuòvo atto
che tal nomea mi privi

4. nell'umana mia vicènda.
Pér quésto un'orazióne,
che un po' d'onor mi rènda,
vi farò di quell'agóne.

5. Vói, principi dél fòro,
sostenéte la mia vóce!
Nón lasciate che precòce
éssa risuòni al còro!

6.E vói, gènti dél móndo
lasciate il pregiudizio.
all'universal giudizio
c'è già Dio iracóndo!

Epilogo

Quando Gesù mi nominò
fra i dódici migliòri
io, Giuda di Kerìo',
il córso dégli onóri

avévo già intrapréso
délla teologal carrièra
giacchè il mio cènso èra
di quel lignaggio e péso.

Nél tèmpio a tu pér tu
stavo cón Gamaliele
e il fior fióre d'Israele
ma mollai tutto pér Gesù.

Fu subito evidènte
che il poter di Gesù Cristo
superióre a ógni vivènte
mai in tèrra s'èra visto!

E ciò nón dico a caso!
l'ho visto cói mièi òcchi
guarire chiunque tocchi,
liberare ógni pervaso.

E l'ho udito spiegare
più brani délla scrittura
la cui spiegazion è dura
pér il sómmo profetare.

La gènte lo ascoltava
dal sud al settentrióne
e méntre predicava
crescéva l'impressióne!

"Credetemi è il Messia "
-dicévo a tutti quanti-
"se Lui ci sta davanti
nón ci sarà più chi dia

molèstie al pòpolo di dio!
Hittiti e Cananèi,
o Romani! Vi dico òr io:
all'armi fratèlli ebrèi!"


Radunammo a profusióne
Samaritani e Giudèi,
cèrto prónti alla tenzóne,
cón in tèsta i Galilèi.

Dópo tre lunghi anni
passati a radunare
fòlle dai mónti al mare
e dópo tanti affanni

io chièsi al Nazarèno:
- "Maèstro , nón è già l'óra
pér il suol, pér la dimòra
di levar il mòrso e il frèno?"

Alle viscere m'affèrra
la rispósta rassegnata:
il Messia nón pér la guèrra
la missióne ha designata!

Il suo vèrbo è pér la pace
la sua lòtta pér l'amóre
affranto sòn nél cuòre
ad intèndere incapace!

E che cièco sóno stato
dópo n'èbbi cosciènza
d'orgòglio e supponènza
l'animo fu offuscato!

Ahi Caifa, anima néra
che m'hai scavato il cuòre
qual assetata fièra
hai succhiato il mio livóre!

Sènto ancor le tue parole:
"Dimmi Giuda predilètto
di Giudèa! Chi, elètto
a profèta si vuòle

il suol, la patria, il tèmpio
lascerèbbe ai suòi nemici?
Cói nemici van gli amici
o vanno cóntro all'émpio?


Lui, che òr ne avrèbbe agio
còl gran seguito di fòlle
perché nón ha il coraggio
e la spada in alto tolle?

Chi è re, sul tròno siède
e in armi gli hosti infidi
ricaccia ai lóro lidi
e ai padri l'onor riède!

Chi invéce si rifiuta
di adémpiere la légge
il frónte rómpe in schégge
éd il nemico aiuta!"

Muta èbbi la lingua e mèsta.
conchiuse me infelice:
- "E chi inèrte se ne rèsta
dell'émpio è bèn complìce!"

Nón fu pér trénta danari
che io dunque lo baciai!
Nón pér sòldi! quando mai,
pér simili salari,

tradito avrèi il Signóre!?!
Ma il Grande Sacerdòte
sómmo suonò le nòte
dél canto ingannatóre!

Così, méntre lo baciavo
infatuato da quel canto
Israele liberavo
e di ciò menavo vanto!

Ma il tintinnio d'argènto
gli òcchi sul mio malanno
e sul suo vile inganno
spalancò! E fu il torménto

che terminò sòl quando
prèda déi mièi rimòrsi
all'òrto me ne córsi
e mi spènsi penzolando.

Gesù, Figlio dell'Etèrno
mio Maèstro e Fratèllo
dal fuòco dell'infèrno
ti giunga quest'appèllo!

Perdóno, ancor perdóno
chiederti, Gesù, io voglio
pér la viltà e l'orgòglio
cón cui ho accòlto il dóno

délla tua missióne in tèrra.
E vói che m'ascoltate
lì, d'ógni bèn lasciate
di cura, affanno e guèrra!

 Alessio Romano - 13/01/2010 12:05:00 [ leggi altri commenti di Alessio Romano » ]

Molto bella, accorata e ponderata dipinge in modo antico qualcosa di nuovo che giunge a noi affinché possiamo rifletterci, forse cercando spiegazioni che non saremo mai in grado di trovare.

 lino - 12/01/2010 21:25:00 [ leggi altri commenti di lino » ]

Commento i contenuti. Vi ho trovato taluni riferimenti al Giuda politico del "­Judas Iscariot" di Thomas de Quincey (del quale mi sono interessato in un mio saggio) e accenni non velati a un’adesione dell’Iscariota al fidelismo messianico-davidico tipo Geremia 23:5-6. Se me lo permette, a differenza di un’altra sua che ho letto, questa volta il simbolo lo trovo un po’ trascurato. Quel "tintinnio d’argento" tintinnava ben poco, considerato il suo scarso valore in termini di potere d’acquisto e le somme che Giuda- che era il cassiere del gruppo - maneggiava.
Ottimo lavoro in ogni caso, naturalmente.

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