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al testo di Salvatore Solinas
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Miliardi pullulavan punti neri ricoprendomi il corpo d’escrementi acidi corrosivi che crateri scavavano profondi e pustolosi. Esseri truci,luridi,feroci i loro giochi eran violente lotte 870 i loro amplessi erano stupri atroci. Cari venite,cari dentro il cuore nella stanza dai grigi pavimenti lucidi e lindi scivolosi piani, entrate al chiaro gelido splendore luminescenti esseri di specchio. Tu minuta leziosissima effigge di scarlatti rubini incastonata zaffiri neri misteriosi agli occhi oro e smeraldo la tua carne dura 880 d’avorio preziosissimo l'intarsio della tua bocca benevola sempre, siedi nel trono più vicino al sangue. D’antichissimi culti sacri pali accostatevi all’alba arborescente novelle alture preparate al cuore offerti in voto manti arabescati. Oh reale corona,possente scettro d'Alessandro il macedone conquista deponete l'insegne del successo 890 nel favoloso scrigno d'alabastro. L'ala vergine sfiora bianca aurora di tesori ripiena la mia stanza. Tra i peli del barbone mille insetti fanno il nido,s'accovano felici o infelici ribelli o brandelli d'esistenze scoppiate,sminuzzate trafitte dal dolore come spillo schizzando sangue e verdastre budella. Vindici corvi scagliano aspre grida 900 contro le nubi d'inchiostro alla prim'ora. Dilagante armonia di luce piana a fondersi con specchi d'acqua viva d'erutili vulcani; nella frana gemente oscilla scintillante sciame di vinosi lapilli dissepolti dallo squarciato ventre dell'abisso. Alba del mondo ricca di fermenti così livida e scialba,così impura. Tu che prima in un antro concepisti 910 con terribili grida nella notte lasciando ai lupi la placenta in pasto, sanguinolento misterioso cibo, tu generosa fertile regina accostati all'altare è pronto il rito. Albeggiano sinistre luci in cielo è l'ora stabilita al sacrificio. Vaiolosa germinativa placca agarcultura odiosa di tremendi microbi virulenti orribilmente 920 di croste abominevoli coperta. Si leva intorno come di preghiera un mesto lungo canto salmodiato come di folla immensa radunata nel nero vuoto spazio risonante di terribili oscure litanie. Dov'è l'infula candida,gli arredi? Dove di sangue sete mai saziata i sacri vasi il ferro ben temprato? Sale nei gradi dell'alto silenzio 930 la corale preghiera attende forse della vittima impura la venuta, tace: tutto è presente,è pronto già fiammeggia l'ara di pietra antica. Com'è accogliente questo nero lito materno grembo tiepido di sonno! Bruno capretto o candido vitello di fiori coronato procedente dietro al corteo di vergini non vedo. Tremanti piedi incerti di vegliardo 940 logorato dal male e dal dolore un volere mi spinge più potente della paura sui ripidi gradini. Vento risuona cavernosi anfratti liuto leggero increspa nelle note superfici impalpabili confini perduti in fondo al suono all'infinito traboccano crateri d'allegria e pena ansiosa d'impaziente attesa s'aprono porte cristalline vane 950 vertiginosi ponti erti nel vuoto percorrono ogni dove inesistenti abissi e piani e cieli e silenzi. Prati di gialle morte margherite Piegati girasoli oscure cifre di cancellata memoria turbinano.
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