Scrivi un commento
al testo proposto da Annalisa Scialpi
Ferita
- Se sei un utente registrato il tuo commento sarà subito visibile, basta che tu lo scriva dopo esserti autenticato.
- Se sei un utente non registrato riceverai una e-mail all'indirizzo che devi obbligatoriamente indicare
nell'apposito campo sottostante, cliccando su un link apposito, presente all'interno della e-mail, dovrai richiedere/autorizzare la pubblicazione del commento;
il quale sarà letto dalla Redazione e messo in pubblicazione solo se ritenuto pertinente,
potranno passare alcuni giorni. Sarà inviato un avviso di pubblicazione all'e-mail del commentatore.
Il modo più veloce per commentare è quello di registrarsi
e autenticarsi.
Gentili commentatori, è possibile impostare, dal pannello utente, al quale si accede tramite autenticazione, l'opzione di ricezione di una e-mail di avviso,
all'indirizzo registrato, quando qualcuno commenta un testo anche da te commentato, tale servizio funziona solo se firmi i tuoi commenti
con lo stesso nominativo con cui sei registrato: [ imposta ora ].
Questo messaggio appare se non sei autenticato, è possibile che tu abbia già impostato tale servizio: [ autenticati ]
|
Quando mi ferisco scola il mio sangue, senza redenzione. Abita gli spazi lividi d’assenze entro la clorofilla delle mie radici sfaldate crolla come livida cascata dentro un boato di irredimibili tristezze, lacera le mura inesistenti e trema nell’assedio come pustola indomita che echeggia, senza cuciture; solo strappi e strappi strappi e strappi… Sopra il tempio lacerato suona invano, la campana.
|
Arcangelo Galante
- 07/08/2018 11:05:00
[ leggi altri commenti di Arcangelo Galante » ]
Sensibilmente toccante l’esternazione di un dolore immenso che intrappola la piena libertà di un’anima divenuta, con il tempo, preda e schiava, di ogni impossibilità di riscatto. L’autrice desidera che essa possa superare i limiti dei confinanti muri ove è detenuta, sino allo spegnimento di un dolore interiore assai bruciante, da essere percepito come se fosse quello di un fuoco, oltre ad assomigliare ad una “pustola indomita”. Amara più di ogni poetica descrizione, è però la chiusa, rivelatrice di uno sconforto immensamente profondo, che tale resta, in virtù di un’agognante attesa di fuga da quell’indicibile sofferenza, ardentemente, dentro vissuta. Un testo, certamente assai particolare, nell’impostazione tematica!
|
|
|