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al testo di Amina Narimi
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C'è sempre qualche luce se l'aspetti, se ti metti inginocchiato sei più grande se risplende un pianto nudo, un solo verso fessura l'infinito e rifiorisce la speranza. è un libro fatto d'aria in cui le note della voce fanno tana illuminando il gran silenzio mentre sale lucida, e stordita, una poesia
usando la ferita per radice ritorna dentro gli occhi la marea, con la folgorazione, lenta, lungo l'acqua- le fila delle trombe insieme ai corni i legni che si alzano alle arpe e, come in piedi, gli archi, in cerimonia, si uniscono alle onde- dove batte il nome che ti manca, cristallino.
Siamo foglie che s'involano, sorelle nell'ovunque e immensa comunione di nitore dello sguardo, come un lampo che spalanca gli occhi dentro il sonno- mentre prima li chiudeva per paura- un altro fiore rischiara nei tormenti e fa risorgere parole tra i suoi veli salvando l'indicibile e chi ami
Così mi abiti, e, ogni sera, io ti sento quando mi passi il pane, con le mani, la sillaba mancante è l'architrave che congiunge l'invisibile a chi vedi, come l'albero fiorito nella neve
la cecità è questa fronte, bianca, una coltre, intorno al cuore, muta, è il sole che attraversa la mia nebbia sottile come un'ostia, e, come un segno d'acqua in chiesa, scivolata tra le labbra
dove la luce non arriva abbiamo ancora una possibilità. |
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