LaRecherche.it

« indietro :: torna al testo senza commentare

Scrivi un commento al testo di Alberto Rizzi
Nel bagno

- Se sei un utente registrato il tuo commento sarà subito visibile, basta che tu lo scriva dopo esserti autenticato.
- Se sei un utente non registrato riceverai una e-mail all'indirizzo che devi obbligatoriamente indicare nell'apposito campo sottostante, cliccando su un link apposito, presente all'interno della e-mail, dovrai richiedere/autorizzare la pubblicazione del commento; il quale sarà letto dalla Redazione e messo in pubblicazione solo se ritenuto pertinente, potranno passare alcuni giorni. Sarà inviato un avviso di pubblicazione all'e-mail del commentatore.
Il modo più veloce per commentare è quello di registrarsi e autenticarsi.
Gentili commentatori, è possibile impostare, dal pannello utente, al quale si accede tramite autenticazione, l'opzione di ricezione di una e-mail di avviso, all'indirizzo registrato, quando qualcuno commenta un testo anche da te commentato, tale servizio funziona solo se firmi i tuoi commenti con lo stesso nominativo con cui sei registrato: [ imposta ora ]. Questo messaggio appare se non sei autenticato, è possibile che tu abbia già impostato tale servizio: [ autenticati ]

Ho acquistato alcuni anni fa una casetta in piena campagna - quattro stanze più un piccolo bagno e garage - e senza nessuno nelle vicinanze; carinissima, appena sufficiente per le necessità di quel single che sono.

Perciò voi adesso state già pensando a chissà quali orribili storie di solitudine invernale, con la nebbia ed il buio, e i gufi che lanciano i loro lamenti nel più puro e banale stile dark; oppure, visto il titolo, che dal sifone del water strisci fuori qualcosa di immondo, come in “Quello che uscì dalle fogne di Chicago”, chi si ricorda di certi vecchi classici di “Urania”? No, niente di tutto questo.

E’ solo che in bagno ciascuno di noi ci passa certi “tempi morti” (scusate lo humor nero involontario), e già che è lì unisce l’utile al dilettevole; non serve che vi faccia l’elenco dei passatempi inventati dalla mente umana e dai gusti dei singoli, per far scorrere quei minuti: per quel che mi riguarda e ammesso che la cosa possa interessarvi, io mi limito ad osservare. Cioè, semplicemente sto lì seduto e mi guardo attorno, guardo fuori da uno spiraglio della finestra e vedo una striscia del campo a fianco, che cambia colore con le stagioni; o, più spesso, guardo i particolari della stanza: lo stato dei muri, se è ora di dare una pulita al lavandino o alla doccia, e così via.

Beh, lo so che l’avrete sentito dire già un’ira di dio di volte, ma le cose più nascoste sono quelle messe meglio in vista.

Il pavimento del mio bagno è di piastrelle, come penso sia la maggior parte dei bagni che si rispettino; non sono quadrate, ma rettangolari - come dei mattoncini, quanto a dimensioni - e sono nere con dei guizzi di smalto rosso che a me han fatto pensare subito a delle fiamme.

Però non ci ho mai trovato niente di inquietante in questo, finché qualcos’altro non ha attirato la mia attenzione: in mezzo a quelle “fiamme”, in una piastrella c’era una faccia. Ho guardato e riguardato, ma davvero era la faccia smagrita di un uomo, disperata e perciò contorta nei lineamenti; poi - guarda e riguarda - eccone un’altra, tre piastrelle più a destra: poco più di un cranio, coi suoi bei buchi per le orbite e la bocca. E un’altra ancora, questa di profilo, su una delle piastrelle della fila di fondo alla parete: forse una donna dall’ampia capigliatura riccioluta e con la bocca dilatata in un urlo. Alla fine ne ho contate diciannove.

A poco a poco, l’angoscia m’è cresciuta dentro; ed ora, davvero, non so cosa fare. Non faccio altro, ormai, che pensare e ripensare a come possano essere finite lì in quei pochi centimetri quadrati di ceramica; e a come tirarle fuori.

Per la prima cosa ho le idee ormai abbastanza chiare: il fuoco e l’anima, che è spirito, ovvero un qualcosa di sottile ma molto vicino al fuoco. Mi immagino il gran caldo del forno di cottura della fabbrica, il fuoco che si riflette sulla massa non del tutto solidificata delle piastrelle, anime che vagano – sono dappertutto, mica solo all’inferno o in paradiso – e che da quel fuoco, da quel calore sono attirate, come da un vortice che acchiappa e giù risucchia, ciò che di leggero v’è alla superficie dell’acqua. Anime che, attirate e trascinate da quel vortice, incapaci per un attimo di reagire, si sono trovate imprigionate in quella vischiosità; e che poi, fissate in un muto grido di dolore, altro non possono fare che fissarci nell’attesa di un aiuto.

Ma davvero, non so cosa fare, né per loro né per levarmi dall’angoscia che la loro vista mi dà, che mi sta facendo diventare insopportabili quei cinque minuti che ogni tanto al giorno mi capita di passar là dentro.

La cosa più ovvia e immediata che ho pensato sarebbe romperle: ma basterebbe, o non farebbe altro che aggiungere dolore a dolore? Oltretutto le piastrelle sono cementate al solaio, dovrei comunque svellerle ammesso che, così spezzata nell’immagine, l’anima riesca a liberarsi. Anche raschiare la superficie fino a cancellarle, non so se servirebbe: sarebbe più o meno la stessa cosa, l’anima riuscirebbe a ricomporsi, dopo? Senza contare, anche qui, il dolore, ancora peggiore che un colpo secco, provate voi a passarvi della carta vetrata sulla faccia, non so se rendo l’idea.

Non so. Fuoco contro fuoco. Riportare le piastrelle ad una temperatura che le fluidifichi di nuovo. Dovrei dare fuoco alla casa?

Nessun commento

Leggi l'informativa riguardo al trattamento dei dati personali
(D. Lgs. 30 giugno 2003 n. 196 e succ. mod.) »
Acconsento Non acconsento
Se ti autentichi il nominativo e la posta elettronica vengono inseriti in automatico.
Nominativo (obbligatorio):
Posta elettronica (obbligatoria):
Inserendo la tua posta elettronica verrà data la possibilità all'autore del testo commentato di risponderti.

Ogni commento ritenuto offensivo e, in ogni caso, lesivo della dignità dell'autore del testo commentato, a insindacabile giudizio de LaRecherche.it, sarà tolto dalla pubblicazione, senza l'obbligo di questa di darne comunicazione al commentatore. Gli autori possono richiedere che un commento venga rimosso, ma tale richiesta non implica la rimozione del commento, il quale potrà essere anche negativo ma non dovrà entrare nella sfera privata della vita dell'autore, commenti che usano parolacce in modo offensivo saranno tolti dalla pubblicazione. Il Moderatore de LaRecehrche.it controlla i commenti, ma essendo molti qualcuno può sfuggire, si richiede pertanto la collaborazione di tutti per una eventuale segnalazione (moderatore@larecherche.it).
Il tuo indirizzo Ip sarà memorizzato, in caso di utilizzo indebito di questo servizio potrà essere messo a disposizione dell'autorità giudiziaria.