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al testo di Alberto Rizzi
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Di rado v’entri e perlopiù vi corri solo sguardi perché è pursèmpre spazio dedicato ad altri
uno spazio dove tergiversi il pensiero se fermarsi oppure andare dell’ospite grato e che abbia oggetti su oggetti oltre a quelli di misura e dominio usati oltremisura sì per cui si senta estraneo oppur parente come a sua mente sua più piaccia
Non è una stanza costruita a caso pur se lo sembra metà di puro arredo l’altra metà come di scarto
Vedi intanto che non v’è polvere che tenga
(merito è della fantesca
che ogni sette giorni sempre come tu sempre il vuoi toglie di noi ciò che si consuma ciò che lento al suolo si ristagna)
c’è dentrolà un letto e c’è un armadio che stan fra loro intonati assai per intarsi di legni accosto di colori e ben grati al viaggiatore
Il primo sta in faccia a due finestre grandi sicché volendo egli possa nel giorno e nella notte sempre contar l’umor più vero di ciò che accade fuori
e due piante ambe forti e verdi di mezzo alle finestre dette
Or nota questo
è il copriletto nero come pece con fiori rossi ma d’un rosso stint’esàngue e pure smorto è il verde de li tralci che attorno vanno e attorno
così che chi che passo dopo passo osserva chi ch’il letto oziando preferisce restando in faccia alle finestre grandi vede due opposti
la luce e il nero la cosa viva e quella immaginata e finta per quell’accosto fra loro di colori quell’intarsio di legni assai ‘ntonato
E se l’armadio e il letto padroni son d’un lato
(l’altro ospitando piante grandi e due finestre forti e verniciate in verde)
è il restante spazio dai muri limitato sfogo di oggetti all’apparenza andati
vedi uno stereo dimesso perch’oramai di tropp’antìco mensole colme di libri e di dischi calmi nel torpore del silenzio loro
ma pure estranee per causa del metallo in cui son state fatte al caratter della stanza tutta
poi tappeti alcuni anche alle pareti come arazzi appesi da tenda medioevale che però chi sol li sfiori sente che pronti sono ancora
(per la mancanza di polvere anzidetta)
al loro primo e vero uso
Sopra e sotto solo legno un rustico parquet squamato ai passi al sole che dai vetri grandi a lato delle piante nel giorno a lungo occhieggia
e doghe lucide al soffitto madide di luce
Perché anche qui in alto come in basso ricorda o viaggiator tu sempre viaggi
percorri un filo teso fra due estremi e corda tu stesso pur ti fai sei un perno fra contrari e tutto turna e cambiasi di polo
pure per te questo ti vale
(no, non tremare)
nel tempo infinito di tua vita che qui si consuma solo di passaggio come certezza appesa fra contrari
(tratta dalla raccolta autoprodotta “Moto in luogo”, reperibile presso l’autore) |
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