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V) - La stanza degli ospiti

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Di rado v’entri

e perlopiù vi corri solo sguardi

                                                 perché è pursèmpre spazio dedicato ad altri

 

uno spazio dove tergiversi il pensiero

                                                            se fermarsi oppure andare

dell’ospite grato

e che abbia oggetti su oggetti

oltre a quelli di misura e dominio usati

                                                              oltremisura sì

per cui si senta estraneo oppur parente

come a sua mente sua più piaccia

 

Non è una stanza costruita a caso

                                                     pur se lo sembra

metà di puro arredo

                                                    l’altra metà come di scarto

 

Vedi intanto che non v’è polvere che tenga

 

                        (merito è della fantesca

 

                        che ogni sette giorni

                                                         sempre come tu sempre il vuoi

                        toglie di noi ciò che si consuma

                                             ciò che lento al suolo si ristagna)

 

c’è dentrolà un letto e c’è un armadio

                                                            che stan fra loro intonati assai

per intarsi di legni

      accosto di colori

e ben grati al viaggiatore

 

Il primo sta in faccia a due finestre grandi

                                                                   sicché volendo

egli possa nel giorno e nella notte

sempre contar l’umor più vero

di ciò che accade fuori

 

e due piante

                   ambe forti e verdi

di mezzo alle finestre dette

 

Or nota questo

 

è il copriletto nero come pece

con fiori rossi

                      ma d’un rosso stint’esàngue

e pure smorto è il verde de li tralci

che attorno vanno e attorno

 

così che chi che passo dopo passo osserva

              chi ch’il letto oziando preferisce

restando in faccia alle finestre grandi

                                                           vede due opposti

 

la luce e il nero

                         la cosa viva e quella immaginata e finta

per quell’accosto fra loro di colori

      quell’intarsio di legni assai ‘ntonato

 

E se l’armadio e il letto

padroni son d’un lato

 

                        (l’altro ospitando piante grandi

                        e due finestre forti e verniciate in verde)

 

è il restante spazio dai muri limitato

sfogo di oggetti all’apparenza andati

 

vedi uno stereo dimesso perch’oramai di tropp’antìco

        mensole colme di libri

e di dischi calmi nel torpore del silenzio loro

 

ma pure estranee

per causa del metallo in cui son state fatte

al caratter della stanza tutta

 

poi tappeti alcuni anche alle pareti

come arazzi appesi da tenda medioevale

                                                                che però chi sol li sfiori sente

che pronti sono ancora

 

                        (per la mancanza di polvere anzidetta)

 

al loro primo e vero uso

 

Sopra e sotto solo legno

un rustico parquet squamato ai passi

                                              al sole

che dai vetri grandi

                               a lato delle piante

nel giorno a lungo occhieggia

 

e doghe lucide al soffitto

                                        madide di luce

 

Perché anche qui

                           in alto come in basso

ricorda o viaggiator

                                tu sempre viaggi

 

percorri un filo teso fra due estremi

e corda tu stesso pur ti fai

                                         sei un perno fra contrari

e tutto turna e cambiasi di polo

 

pure per te questo ti vale

 

                        (no, non tremare)

 

nel tempo infinito di tua vita

                                              che qui si consuma solo di passaggio

come certezza appesa fra contrari

 

 

(tratta dalla raccolta autoprodotta “Moto in luogo”,

reperibile presso l’autore)

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