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al testo di Giuseppina Rando
Nmesis
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Oscilla in alto il ramo al canto del fringuello nel perdersi delle foglie la begonia ondeggia tra rosa e lillà lacrima in opposte simmetrie di grappoli per mistici rituali intreccia giochi ponti fragili di rami gravidi di sete arbusti carichi di gemiti. Un delirare di menti in basso tra glicine in festa che lega lembi di sogni dispersi a grappoli letali a giochi di felci e querce a brusii solcati da pianti cristalli iridescenti Fulminea oscura Nèmesis tra folate di nebbia s’alza s’asconde silente in sismi in tsunami in urlo di gabbiani. Si deforma la luce si sbriciola l’alba ombre fuggiasche al morbo che morde al sole che più non incanta polvere lascia la dea placata echi di fragori riverberi di infinito ritorno.
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cristiana fischer
- 05/01/2016 18:05:00
[ leggi altri commenti di cristiana fischer » ]
bella progressione, con acme e scioglimento
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Silvia De Angelis
- 04/01/2016 18:16:00
[ leggi altri commenti di Silvia De Angelis » ]
Versi raffinati e originali, che rispecchiano, sinuosamente, belle immagini della natura.... Buon 2016 e un caro saluto, poetessa,silvia
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Amina Narimi
- 30/12/2015 14:00:00
[ leggi altri commenti di Amina Narimi » ]
risponde ad una legge di armonia...bellissima
Ciao Giuseppina e Augurissimi
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Cristina Bizzarri
- 23/12/2015 16:19:00
[ leggi altri commenti di Cristina Bizzarri » ]
Maestosa e nello stesso tempo superbamente dolce e bella, prima dello spavento ... ma poi tutto ritorna, ancora e ancora. Complimenti, scrivi principescamente bene.
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Nando
- 23/12/2015 09:25:00
[ leggi altri commenti di Nando » ]
Da ignorante quale sono, mi verrebbe da dire che solo un poeta ha potuto scrivere dei versi simili: una visionarietà dentro le forme e gli eventi della Natura che coglie profonde ed immanenti verità umane, alzandosi in chiusa verso i più alti orizzonti della filosofia e della spiritualità, alvei in cui la domanda esistenziale si autoconosce nella ricerca del senso di sé. Tecnicamente, sempre da ignorante, trovo la scrittura stessa una conferma che a scrivere sia stata la mano felice dun poeta: "a a a, in in in, si si, al al..." (e le altre sparse nel testo) a ripetizione consequenziale ad inizio versi, assieme alla brevità degli stessi provcano una lettura sincopata, frenetica, crea una suggestione di suspense inquieta, che si scioglie, dopo un crescendo, in quel verso finale, appunto tra Occidente ed Oriente.
Credo di aver detto forse tante "sciocchezze", però così la "sento" e così lho compresa; infine così lho amata (mi ha suscitato nella mente limmagine della "Tempesta", di shakespeariana ispirazione).
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Sara Cristofori
- 23/12/2015 08:39:00
[ leggi altri commenti di Sara Cristofori » ]
la natura pur nel suo tripudio, spesso rispecchia la condizione umana... ciao e buon Natale :)
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