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al testo proposto da Giuliano Brenna
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Da una barca a vela la prima volta l'avevo vista stesa sulla spiaggia tutta d'oro e cioccolata Da un cartellone mi sorrideva ammiccando a tutti e a nessuno e poi tra un groviglio di erbacce scatenate e forse mentre spalavo carbone in una vita precedente Io sono quel che credo di imparare da una piccola finestra che dà sul campo di pallone Voglio vivere sul fondo delle umane possibilità passando inosservato ma lei no lei era un fuoco pirotecnico una soffiatrice di bolle di sapone nella cristalleria al centro una che non ha bisogno di alzare la voce per farsi sentire una inseguita per sempre dalla soggettività più sconvolgente e scardinata Pensavo ai suoi elementi evocativi a una campagna schiaffeggiata da un piovasco occasionale o a un letto d'acqua blu dove un giovane pittore ha scelto il suicidio e nello stesso tempo io agito la giacca gialla e m'immergo in una sua lettura orizzontale La rivedrò domani e domani ancora mi guarderà senza intenzione lasciando freddo il suo caffè ma non ci incontreremo mai ci sfioreremo forse si toccheranno le stoffe e sarà il massimo ideale Le sarò suppongo debitore di un torpore metropolitano dopo tante albe febbricitanti trascorse ad indovinarne la consistenza dei seni la ptialina dei baci l'amarezza di un nome lunghissimo Il mio tempo si restringe ho ore limitate l'illusione di amarla resta perlomeno un arco trionfale E così ogni tanto mi fermo a risplendere |
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