LaRecherche.it
Scrivi un commento
al testo di Fabrizio Bregoli
|
|||
Non è per il tuo volto scuro, Riga, che abbraccerai più stretto il buio, reliquia d’estrema Europa, fervida di rimpianti sulle spoglie del vento. Scorre lo sguardo oltre aspre voci e bancarelle di biechi mercati, poche cianfrusaglie fra esauste grida. Cresta armata di svettante cemento tu fra candele capovolte e spente precipita ombra sulle guance glabre dove fu culto ed impero, mieti ora lividi bargigli e giunti tramonti, oblia nome e sorte, breve eccesso. Questo ti confida il rostro del mare quando scava banchine, scarno sole. Ogni giorno scalpiccia, schiude ciglia di cispose effigi in serale questua, tetti e nuvole, digiuno e silenzi.
Sciogli il nodo gordiano della storia, stillane luce e tesa meridiana, torchia inchiostro dal profilo ricurvo del gatto che dà ordine al tuo cielo, fanne erpice nella cantina sorda del tuo cuore e fuggi, occhio o bufera, l’alba di ghiaccio astuto giocoliere dove s’arena il naviglio di tenebre perché la cava nuca della notte confonde presto il brivido del tempo. |
|