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al testo di Loredana Savelli
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I
Allo scadere dei trent’anni, dalla penombra ti consegnerò una lunga lettera come quando nel sogno si cerca di gridare e la voce non esce. E’ probabile che questa mia ti troverà in un dormiveglia dal quale soltanto ti scuoterà il lento frusciare dei fogli. I segni andranno a posto quasi per attrazione, come l’ultima tessera di un puzzle.
II
Per quanto sfuocato sia il finale, non sarà il tempo ma la luce a concludere. Bisognerà mettersi di lato, cogliere il barbaglio di un particolare laddove la forma totale non appare, scommettere sulla promessa, indovinare il punto di vista.
III
Seguirà una tua risposta. Immagino il tono: sarà autorevole. Nessuno di noi potrà dire: rimpiango. Trent’anni annichiliscono, raramente risuscitano. Mi è parso – o mi parrà? – di vedere un guizzo nell’occhio destro. La palpebra ti dava un’aria bonaria, un’espressione un po’ dimessa. Ora ti dona un’aria bizzarra ma non emana confidenza. Averlo saputo prima, il finale, non saremmo qui ad argomentare sulla cenere, coi vetri appannati e i panni troppo umidi per questa stagione.
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