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al testo di Salvatore Solinas
Discorso sui ritardi dei treni
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Arte di vivere Così simile all’arte di morire Decoro, dignità Vivere sommariamente Tra pochi sogni, Felicità, zero! Grigiore. Aspetto il treno Che mi porti lontano Tra le montagne Di zucchero filato e panna Sopra le nuvole. Ho fiducia in quel luogo di trovare Un consesso d’amici Con cui passare piacevolmente Il tempo senza fine. Ma dai gesti dell’uomo dietro i vetri Della biglietteria Mi sembra di capire che il treno E’ abolito, oppure Ha i soliti inspiegabili ritardi. Rimango muto, Indignato, con parecchi delusi Sul marciapiede A contare i fili d’erba tra la ghiaia, Il moto dei vagoni, L’ordine di quel mondo di ruggine Dove il mio treno tarda ad arrivare. E non vale la pena d’aspettarlo disteso sui binari In compagnia dei corvi.
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Maria Musik
- 06/03/2010 08:09:00
[ leggi altri commenti di Maria Musik » ]
Questa poesia, come molte delle tue, nella semplice chiarezza della metafora, induce il lettore alla riflessione ed il paragone con la propria esperienza diviene inevitabile. Hai ragione, Salvatore, non vale la pena di aspettare distesi sui binari e, forse, è ancora troppo presto per recarsi in stazione.
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Luca Tegoni
- 06/03/2010 01:31:00
[ leggi altri commenti di Luca Tegoni » ]
molto bella
comè straordinario il treno ... che parta o no ... quanta conoscenza evoca
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