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Discorso sui ritardi dei treni

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Arte di vivere
Così simile all’arte di morire
Decoro, dignità
Vivere sommariamente
Tra pochi sogni,
Felicità, zero! Grigiore.
Aspetto il treno
Che mi porti lontano
Tra le montagne
Di zucchero filato e panna
Sopra le nuvole.
Ho fiducia in quel luogo di trovare
Un consesso d’amici
Con cui passare piacevolmente
Il tempo senza fine.
Ma dai gesti dell’uomo dietro i vetri
Della biglietteria
Mi sembra di capire che il treno
E’ abolito, oppure
Ha i soliti inspiegabili ritardi.
Rimango muto,
Indignato, con parecchi delusi
Sul marciapiede
A contare i fili d’erba tra la ghiaia,
Il moto dei vagoni,
L’ordine di quel mondo di ruggine
Dove il mio treno tarda ad arrivare.
E non vale la pena d’aspettarlo
disteso sui binari
In compagnia dei corvi.

 Maria Musik - 06/03/2010 08:09:00 [ leggi altri commenti di Maria Musik » ]

Questa poesia, come molte delle tue, nella semplice chiarezza della metafora, induce il lettore alla riflessione ed il paragone con la propria esperienza diviene inevitabile. Hai ragione, Salvatore, non vale la pena di aspettare distesi sui binari e, forse, è ancora troppo presto per recarsi in stazione.

 Luca Tegoni - 06/03/2010 01:31:00 [ leggi altri commenti di Luca Tegoni » ]

molto bella

com’è straordinario il treno ... che parta o no ... quanta conoscenza evoca

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